Anna Astrella
Signori si replica. «La Presidentessa», torna al Brancaccio da dove, lo scorso anno, ha cominciato il suo tour. Un ritorno importante quello nella capitale, perché, racconta Gigi Proietti, regista dello spettacolo, «le repliche a Roma le abbiamo sentite come indispensabili dal momento che nella passata stagione abbiamo lasciato il botteghino con la fila, e quindi ci sembrava un delitto non riproporre questa pochade».
Un bilancio più che positivo, insomma, e allora fino al 23 dicembre è possibile assistere a questa commedia degli equivoci nella quale Gobette, una spregiudicata ballerina-cantante, viene scambiata per la moglie del presidente di un tribunale di provincia dal ministro di Grazia e giustizia, ufficiosamente in visita per verificare la moralità all'interno della magistratura. Il guardasigilli, sedotto dalla diva, concederà al presidente promozioni su promozioni per far arrivare la coppia nella capitale.
Protagonisti dello spettacolo Maurizio Micheli - che interpreta il ministro - e Sabrina Ferilli - che indossa i panni della sciantosa. Una coppia affiatata che qualche hanno fa ha già lavorato insieme nel musical «Un paio dali», anche se il nuovo abbinamento è involontario. «La scelta è casuale - chiarisce Proietti -, li avevo visti recitare insieme un po di tempo fa, ma nel fare il cast non ho pensato a questo; credo però che questi testi leggeri abbiano bisogno di attori grandi, di esperienza, e ritengo che Maurizio sia straordinario e per questo lho corteggiato; per quanto riguarda Sabrina, siamo vecchi amici, lei è bravissima e poi ha unindole giocosa, brillante e ironica». Ma nonostante il carattere estroverso è stata la prima volta che la Ferilli si è cimentata col teatro comico anche se, racconta Proietti, «Sabrina ha amato immediatamente Gobette; quando le ho proposto questa pochade veniva da ruoli drammatici e le è piaciuto cambiare radicalmente e interpretare questa allegra sciantosa».
«La Presidentessa» rappresenta un testo al quale il direttore artistico del Brancaccio è molto legato sia perché si tratta di una sua produzione sia perché è stato proprio lartista romano a riadattare il celebre copione francese scritto nel 1912 da Maurice Mannequin e Veber, due dei più rappresentativi autori del vaudeville, spostando lazione nellItalia giolittiana. Lidea di italianizzare «La Presidentessa» nasce per rendere più vicini agli spettatori vezzi e vizi del potere politico, «però - precisa Proietti - a parte spostare lambientazione non cè stata una grande riscrittura, molte concomitanze carine rimangono: le sciantose italiane del primo Novecento utilizzavano spesso nomi francesi, cerano coincidenze di costumi, di situazioni e la divisione nord-sud esiste anche nella versione francese».
Certo è normale chiedersi se nel testo ci sia qualche allusione, qualche paragone, con lattuale mondo politico e se i governanti italiani abbiano offerto spunti per qualche battuta. Proietti sorride e diplomaticamente risponde: «Ci siamo trovati in una strana situazione: quando abbiamo messo in scena la commedia cera laltro governo, con un ministro della Giustizia del nord.
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