Meglio il fondo pensione o il tfr? Ecco qual è la scelta più conveniente

Negli ultimi 20 anni le linee azionarie dei fondi di categoria hanno totalizzato una rendita maggiore rispetto alla liquidazione in azienda

Meglio il fondo pensione o il tfr? Ecco qual è la scelta più conveniente
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Fondo pensione o TFR? Un dilemma abbastanza noto. Confrontando gli ultimi vent’anni le linee azionarie dei fondi di categoria hanno totalizzato una rendita del 4,3%, a differenza della liquidazione in azienda che si è attestata al 2,5% netto. I dati dell’Autorità di Vigilanza sui Fondi Pensione parlano chiaro: la prima opzione citata sembra effettivamente essere più remunerativa. Ecco quindi cosa conviene maggiormente tra Trattamento di fine rapporto e una delle forme di previdenza complementare privata più usata.

I rendimenti

Durante il 2023 un lavoratore italiano su quattro ha versato i contributi, mentre uno sue tre, per la precisione il 36,9%, ha attivato un fondo pensione. Considerando un orizzonte temporale di 9 anni, dal 2014 al 2023, i fondi pensione aperti azionari hanno raggiunto la miglior performance con un rendimento medio annuale del 4,5%. Al secondo posto, con il 4,4% in termini di rendimenti, si i posizionano le linee azionare dei fondi negoziali di categoria, ovvero che riguardano i lavoratori dipendenti con contratti collettivi (chimici, metalmeccanici e altri). Ci sono poi i Piani individuali pensionistici azionari, abbreviati con la sigla Pip, che hanno fruttato il 4,2%. Ampliando l’arco temporale a 20 anni i fondi chiusi ottengono una performance media delle linee azionarie del 4,3% mentre quelli aperti del 3,9%. Nel lungo periodo, ovvero 10 e 20 anni, maggiore è il rischio associato a un investimento, più alto è il rendimento medio atteso. Analizzando i dati storici, i fondi pensione aperti hanno registrato rendimenti medi annuali degli ultimi 10 anni così suddivisi: 4,5% per le linee azionarie, 2,9% per le bilanciate, 1,2% per le obbligazionarie miste, e 0,5% per le obbligazionarie pure e garantite. I fondi negoziali mostrano dinamiche simili. Inoltre le linee in gestione separata dei Pip hanno raggiunto rendimenti medi dell’1,8%, migliori rispetto alle obbligazionarie e quasi pari a quelle bilanciate. Le linee garantite dei fondi aperti e chiusi hanno fruttato rendimenti rispettivamente dello 0,5% e 0,8%. È bene specificare che i rendimenti a breve termine devono essere interpretati con cautela, poiché l’orizzonte pensionistico è generalmente più lungo e il breve periodo può essere influenzato dalle fluttuazioni di mercato.

I fondi migliori

Considerando il medio- lungo periodo i rendimenti a un anno risultano volatili. Dall'altra parte, se si prende in analisi un orizzonte di 5 anni, le linee azionarie collegate ai Pip hanno totalizzato un incremento del 6,2% e un rendimento cresciuto dell’11,5% guardando solo al 2023 mentre nel 2022 le statistiche in questione erano, invece, in discesa. Da questi numeri possiamo dedurre che più sale il numero di anni che mancano alla pensione e più le linee azionarie e quelle bilanciate, ovvero a maggiore rischio, possono dare rendimenti mediamente superiori rispetto alle soluzioni che potremmo definire più “caute”. I costi delle forme pensionistiche variano notevolmente. I fondi negoziali hanno costi annui medi molto bassi, dallo 0,25% per le linee obbligazionarie a lungo termine allo 0,72% per le linee garantite a breve termine. I fondi pensione aperti hanno costi più alti, dallo 0,95% per le linee obbligazionarie all’1,72% per le linee azionarie.

I Piani Individuali Pensionistici sono i più costosi, con costi che vanno dall’1,47% per le linee in gestione separata all’2,66% per le linee azionarie. I lavoratori devono decidere se preferire un fondo con costi più bassi o uno con rendimenti più elevati, e considerare anche il rendimento del Tfr.

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