«Il primo ministro è un vero demonio ha il pieno controllo di Tv e giornali»

Alessandro M. Caprettini

da Lione

Niente manifestazione nazionale. Il centrodestra del Fidesz dell’ex premier ungherese Viktor Orban ha rinunciato alla fine al raduno da un milione di persone, previsto per ieri fin dal luglio scorso, che avrebbe concluso di fatto la campagna elettorale amministrativa per il voto del 1° ottobre. Ieri mattina davanti al Parlamento hanno comunque manifestato pacificamente 10mila persone di destra, non legate al Fidesz e, a tarda sera è stato il turno dell’ultradestra a occupare il centro della capitale per chiedere le dimissioni del premier socialista Ferenc Gyurcsany. Non manca un pizzico di dispiacere nell’annuncio della rinuncia alla manifestazione, dato a Lione - dove si è tenuto il convegno dei Popolari europei dedicato all’analisi annuale sul da farsi nella Ue - dall’ex ambasciatrice a Roma, Eniko Gyori (è stata rappresentante del suo Paese in Italia dal ’99 al 2003), esponente di punta del Fidesz, ma dalle sue parole trapela anche l’idea che l’alleanza guidata da Orban sia anche scampata ad un possibile tranello.
«La nostra gente è pacifica. Pensi che queste degli scorsi giorni - racconta compunta la Gyori che è oggi responsabile del suo partito per il rapporto con la Ue - sono state le prime manifestazioni di piazza dal ’56! E dunque è con un certo sgomento che i nostri militanti, scesi pacificamente in strada la prima sera, hanno visto che un centinaio di hooligans di un paio di squadre di Budapest hanno marciato al loro fianco e all’improvviso hanno invaso la sede della tv magiara, arrivando a strappare le bandiere dell’Ue. I nostri gli gridavano: “Ma che fate?”. E loro continuavano. Perciò, forse è meglio che si sia rinunciato ad una manifestazione nazionale, no?».
Vuol dire che temevate infiltrati capaci di generare il caos? Agenti dei servizi o qualcosa di simile?
«Senza andare troppo lontano bastava pagare qualche teppista. Credo che anche in Italia gli ultrà siano, come si dice, foraggiati, no?».
Dunque niente maxiraduno contro il premier socialista Ferenc Gyurcsany in vista del voto. Potrebbe essere negativo?
«Spero di no. Orban ha fatto sapere a tutti che il voto è ormai un referendum sul governo socialista e sulle sue vergognose menzogne. I sondaggi ci danno al 52 per cento contro un 33 per cento dei socialisti, ma i sondaggi son voti di carta, non sempre veri. E l'informazione, sia tv che su carta stampata, è controllata strettamente dal governo, per cui... Aggiungiamo a questo che Gyurcsany è un vero demonio, capace di tutto...».
Vale a dire?
«Lo sa che si sta dicendo a Budapest in queste ore? Che è stato proprio lui, già capo dei giovani comunisti e poi divenuto miliardario chissà come, a tirar fuori quella registrazione in cui ammetteva che il suo governo non aveva fatto nulla e che la situazione era disastrosa. Sa perché? Per potersi proporre di nuovo come il possibile eroe che salva l’Ungheria dal disastro incombente. Se vince anche stavolta, chi se lo leva più di torno? E lui allora ci prova, fidando nel fatto di avere dalla sua la stampa nazionale e anche qualche potere forte all’estero.

Non ci crede? L’altro giorno mi ha telefonato un inviato del Financial Times e mi ha detto: ma perché non lo volete? In fondo vuole rilanciare il Paese! Gli ho risposto: perché, finora dov’è stato se non alla guida dell’Ungheria. E lui: be’, ma stavolta... A quel punto gli ho detto: ma lei la comprerebbe un’auto usata da un bugiardo matricolato? Mi ha risposto di no. E allora perché gli ungheresi dovrebbero farlo?».

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