«Prodi ha mentito su Telecom, deve andarsene»

da Roma

È un vero e proprio fuoco di fila quello che arriva dall’opposizione sul caso Telecom. Con Forza Italia in prima linea, perché - spiega Boniauti - «le dimissioni di Rovati non chiudono il caso politico», anzi - gli fa eco Vito - «serve una commissione parlamentare d’inchiesta». E anche sull’intenzione del governo di mandare a riferire in Parlamento il ministro Gentiloni, la replica è un secco «no grazie» perché - dice Cicchitto - «è Prodi che deve avere il coraggio e la dignità di assumersi le sue responsabilità».
Così, se Berlusconi sceglie la strada del silenzio («un mio intervento - spiegava ieri ai suoi - servirebbe solo a ricompattare la maggioranza, mentre fino ad oggi non ce n’è uno che abbia preso le difese di Prodi»), Forza Italia si schiera in blocco contro il premier. Con un piccolo record per Napoli che soltanto 96 minuti dopo che le agenzie hanno battuto da Pechino la notizia delle dimissioni di Rovati - in Italia sono le 5.08 della mattina - chiede che «sia il Professore e non altri a rispondere in Parlamento». Confermano i vertici del partito. «Le dimissioni di Rovati - fanno sapere Bondi e Cicchitto - non risolvono nessun problema». Anzi, «il problema è Prodi» e «deve essere lui a rispondere in Aula». «L’apertura di un’inchiesta - dice Schifani - rende ancora più urgente che il premier faccia chiarezza e risponda personalmente». E anche se non verrà, fa sapere Tremonti, «lo aspetteremo con ansia al question time». «Lì - spiega - ci sarà una domanda per i temi che Prodi non vuole affrontare». Secondo Della Vedova, invece, «le dimissioni di Rovati arrivano fuori tempo massimo». «Non risolvono un bel niente, anzi - gli fa eco la Bertolini - aggravano la situazione di Prodi». Secondo il capogruppo azzurro a Strasburgo Tajani, poi, il Professore dovrebbe riferire «anche al Parlamento europeo». Di «ingerenza gravissima e mai vista» parla invece Lupi, mentre Romani si dice certo che «i Santoro e i Floris sapranno offrire ampi resoconti sulla vicenda Telecom e il coinvolgimento del governo». Alla Camera, intanto, il gruppo parlamentare di Forza Italia deposita una proposta di legge per l’istituzione di una commissione d’inchiesta.
Per An parla Gianfranco Fini. Che si dice «d’accordo con Berlusconi sul fatto che Prodi debba dimettersi». «Ha detto due bugie agli italiani: la prima - spiega - è che non sapeva nulla della strategia di Telecom, la seconda che non sapeva nulla di un piano di ristrutturazione». Insomma, «non può che essere lui a riferire in Parlamento». Sulla stessa linea Matteoli, Storace, Alemanno, Gasparri, Urso e la Santanché. Anche il segretario dell’Udc Cesa chiede che a riferire «sia Prodi e non i ministri». «Le dimissioni di Rovati - dice - dimostrano che era da matti minimizzare».

Con un’interrogazione, intanto, Giovanardi solleva il caso degli «intrecci societari» che riguarderebbero Prodi, sua moglie Flavia Franzoni, Rovati, il ministro De Castro e Nomisma. Dalla Lega arriva invece l’altolà di Calderoli («Tronchetti e Rovati sono capri espiatori, il colpevole è in Cina») e Castelli («al Senato non faremo nulla finché non arriva Prodi a riferire»).

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