Prodi tiene, la sinistra gioca al ribasso

Il Prof: «Confermo i 30 miliardi». Diliberto (Pdci): «E dove li prendiamo?» Giordano (Prc): «Aggrediamo le rendite»

Roberto Scafuri

da Roma

«30, 30, 30. Resta di 30 miliardi» dice Romano Prodi della Finanziaria. Trenta miliardi che «non sono una fissazione ma una necessità», sostiene Francesco Rutelli. «Lavoriamo su questa cifra e non su altre», assicura Pierluigi Bersani. Antonio Di Pietro ricorda che «se vogliamo la crescita e il rientro nei parametri di Bruxelles dobbiamo essere rigorosi». Rigore nell’equità è invece lo schema invocato dalla sinistra radicale, e il segretario di Rifondazione, Franco Giordano, dice che «l’entità della manovra deve metterci al riparo da ogni logica dei tagli», mentre le cifre circolate «non ci mettono al riparo» e sarebbe realistico ridurle: «Non capisco perché dovremmo essere fermi su quella cifra così alta. Se c’è un accenno alla ripresa deve essere incoraggiato ma non con misure restrittive: evitare tagli alla spesa sociale non significa non produrre risparmi». Così il leader dei verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, quantifica in 25 miliardi la cifra «più che sufficiente» per la manovra. E il capo dei deputati verdi, Angelo Bonelli, come i colleghi di Prc, si dichiara contrario a tagli nella sanità e nella scuola.
«Non è uno scontro tra rigoristi e lassisti, ma tra riformisti e conservatori di sinistra», va alla battaglia il socialista Enrico Boselli, chiedendo di «frenare l’assalto». Eppure, dopo che lo stesso Prodi avrebbe riservatamente infranto il muro dei 30 miliardi di euro, sembra più concreto un ulteriore alleggerimento della Finanziaria. Fatto che ringalluzzisce la minoranza rifondatrice (Malabarba, Cannavò e Turigliatto), che arriva persino a definire «invotabile la Finanziaria liberista di Prodi, Damiano e Padoa-Schioppa». Presa di posizione tanto inattuale da meritarsi l’alzata di spalle del capogruppo Russo Spena: «Non mettiamo il carro davanti ai buoi, la discussione è appena iniziata». Mentre Diliberto avverte: «Una manovra da 30 miliardi? Vorrei sapere dove vanno a prendere i soldi».
Discutere, discutere e ancora discutere è la ricetta che i vertici di Rifondazione ancora una volta si propongono per superare l’ostacolo più grosso alla navigazione di governo. Lo ricordano in una nota congiunta Tommaso Sodano e Salvatore Bonadonna (vicecapogruppo e vicepresidente della commissione Finanze del Senato), lo ribadisce fino allo spasimo il leader del partito. I dati significativi di cui tener conto, spiega Giordano alla presentazione della festa nazionale di Liberazione, sono le stime sulla crescita previste al rialzo e quelle sulle entrate tributarie. «Siamo consci della necessità del risanamento economico, ma esso non può gravare su quanti hanno già pagato. Piuttosto su quelle fasce sociali che si sono giovate delle politiche fiscali allegre... ». Occorre «aggredire la rendita finanziaria e patrimoniale così come l’evasione fiscale e contributiva». Il segretario prc punta il dito su imprenditori e professionisti: «Un record da Guinness dei primati, per cui in Italia abbiamo quelli più poveri del mondo... Quest’estate abbiamo scoperto che su due milioni e 350mila imprenditori, 300mila dicono di avere un reddito negativo, due milioni un reddito da 0 a 40mila euro e solo lo 0,14 per cento dichiara più di 200mila euro. Ugualmente su 850mila professionisti più della metà dichiara un reddito da 0 a 40mila euro... ».
È questa, insiste Giordano, «la vera anomalia del Paese». La politica di risanamento dovrebbe colpire gli evasori, risarcendo invece «il partito dei danneggiati». Il confronto avviato da Prodi viene giudicato una mossa molto positiva da Prc, che auspica una discussione «unitaria e aperta» dentro l’Unione e poi con le parti sociali: «Non può esserci una direttiva impartita con un’intendenza che segue». Il segretario plaude anche all’accantonamento delle pensioni, che «non sono una materia da affrontare in Finanziaria» e bacchetta D’Alema: «Lo stimo molto come ministro degli Esteri, non certo per quanto riguarda l’economia».

Difficile, se non impossibile, far digerire a Rifondazione tagli ai pensionati. «Su 14 milioni di pensioni Inps - ricorda Giordano - 10 sono attorno ai 500 euro mensili e circa 7 milioni intorno ai 300. Su che cosa dovremmo risparmiare?».

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