Via le Province: la Sicilia potrebbe diventare l'apripista

Il governatore dell'Isola, Raffaele Lombardo (Mpa) vuol eliminare gli enti intermedi, seguendo lo Statuto siciliano, e sostituirli con consorzi di Comuni. Ma i presidenti insorgono

In Italia il dibattito, più o meno, si è fermato. Complice il veto della Lega, ma anche le rimostranze bipartisan dei presidenti, che non vogliono vedersi strappare competenze e poltrone. Ma la Sicilia, forte dello Statuto autonomista e da sempre laboratorio politico d'Italia, potrebbe essere l'apripista sul fronte dell'abolizione delle Province. A volerle eliminare, infatti, è il governatore Mpa Raffaele Lombardo, che preme per sostituirle con consorzi di Comuni. Ed è già protesta.Bipartisan. Sì, perché l'idea di perdere competenze e poltrone non va giù né ai governatori di centrodestra né a quelli di centrosinistra. Una bella patata bollente per il governatore, che dal punto di vista politico, per ora, non naviga certo in acque felici.
Lombardo ha già lanciato più volte la proposta, senza successo. E adesso insiste: «Bisogna seguire - dice - il nostro Statuto: sostituiamo le Province con liberi consorzi tra Comunu. C'è un centralismo regionale che non è migliore del centralismo romano perché comporta sperperi, burocrazia, complicazioni per i cittadini, disagi e, soprattutto, aswsunzioni a non finire che sottraggono risorse allo sviluppo. Deleghiamo i poteri ai Comuni che si organizzano in liberi consorzi con cui gestire i poteri sovracomunali».
Dal fronte governatori, come si diceva, è rivolta. I primi a ribellarsi sono stati Giuseppe Castiglione, presidente della Provincia di Catania e co-coordinatore di quel Pdl ufficiale che attualmente, nella giunta regionale, è all'opposizione di Lombardo; e Giovanni Avanti, Udc, presidente della Provincia di Palermo. Ma il no, in ordine sparso, arriva anche dagli altri presidenti siciliani.

Unico bastian contrario, Eugenio D'Orsi (Mpa), presidente della Provincia di Agrigento: «Lombardo è una persona seria, sta rivoluzionando la Sicilia: se nella sua rivoluzione decide di entrare nel merito dell'utilità delle Province, poiché io nutro fiducia nella sua attività politica e amministrativa, pur non condividendo una soluzione di questo genere sono certo che, se lo afferma, avrà una sua ragione, un suo disegno».

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