Il New York Times, in un articolo di prima pagina del 13 dicembre, ha affermato che lItalia è a rischio di un generale e inarrestabile declino. Gli aspetti della crisi valutati nellindagine sono molti, ma, in realtà, tutti riconducibili a ununica grande causa: il venire meno di spirito ideale che si manifesta in alcuni aspetti rilevanti della vita sociale, economica e istituzionale. Il problema della violenza e della sicurezza, scoppiato clamorosamente nellultimo periodo, è solo il segnale più vistoso dellincertezza nella vita delle persone: basta andare a vedere cosa accade nei luoghi di incontro e svago dei giovani (e non solo) per capire che il livello di vuoto di senso è spaventoso. «Senza significato - diceva Julian Carrón, leader di Comunione e Liberazione - viene meno linteresse». La stessa mancanza di significato si vede nella linea di certi opinionisti e commentatori per i quali il vero e il falso non sono criteri discriminanti per leggere la realtà. Domina infatti la logica del relativismo e dello scoop che propone quadri più confusi e inquietanti della realtà che vorrebbero descrivere. Questo si riflette nei costumi della gente al punto da far tornare alla mente lo spettro dellomologazione di cui parlava Pasolini.
Tale situazione di perdita di tensione ideale è particolarmente visibile nellinedita miscela culturale soggiacente allattuale coalizione di governo. È il primo avverarsi della «profezia» formulata qualche decennio fa da Augusto Del Noce: la convergenza tra un socialismo figlio dellIlluminismo radicale e dei suoi esiti relativisti e nichilisti e un «cattolicesimo adulto» che, privo di contenuto e di riferimento oggettivo, si limita a giustificare moralmente i contenuti posti da un nuovo radical-marxismo. La mancanza di vera idealità fa sì che in questa coalizione, capace di comprimere le non poche positive spinte riformiste presenti al suo interno, ognuno cerchi di strappare per sé il massimo di utilità «particolare» possibile. Non è strano, perciò, che lo Stato sia concepito, hobbesianamente, come lultimo tribunale abilitato a dirimere i continui feroci contrasti.
Il regime di statalismo imperante, daltra parte, non riesce però neanche ad affermare lautorevolezza dello Stato, ed è totalmente indifferente ai moltissimi segnali di ripresa della piccola, media e grande impresa e mondo del non profit. Inoltre, la tassazione eccessiva e indiscriminata comprime i salari e deprime gli investimenti; le infrastrutture sono insufficienti; il welfare state che viene rilanciato è clientelare e inefficiente; è difeso il disastroso monopolio statale dellistruzione; in numerosi settori è permesso un potere di veto pressoché totale ai sindacati. Il conseguente rischio di un declino economico è reale. Ce nè per non sottovalutare lappello del NY Times.
*Presidente Fondazione per la Sussidiarietà
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