Gian Maria De Francesco
da Roma
«Berlusconi rasenta lavventura finanziaria, sta riportando il Paese nella situazione da cui noi lavevamo salvato agli inizi degli anni 90». È un Massimo DAlema agguerrito quello che agli inizi di dicembre del 2004 denuncia al Corriere della Sera lo sfacelo economico provocato dal governo Berlusconi. Quattro mesi più tardi il futuro sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta, parla di «disastro ormai pluriannunciato».
Nel giugno dellanno scorso il responsabile economico di Rifondazione Paolo Ferrero (ora ministro della Solidarietà sociale) descrive lItalia come «un Paese economicamente allo sfascio e in un vicolo cieco; la gestione Berlusconi si è rivelata un autentico disastro». Il 2 febbraio 2006 il leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio commenta la politica economica attuata dal centrodestra con un icastico «in questi cinque anni la Cdl ha premiato a colpi di condoni e di sanatorie lillegalità, piuttosto che contrastarla». L11 febbraio 2006 sono state sciolte le Camere ed è iniziata ufficialmente la campagna elettorale. Il fisco e i conti pubblici sono stati il leitmotiv della contesa. Vale la pena ricordare come i Ds abbiano scelto come testimonial una famiglia dallallure anni 50 che faticava ad arrivare a fine mese.
Superato lo scoglio elezioni, per lUnione la parola dordine non cambia ed è sintetizzabile nella litania: «Leredità è pesante. Servono sacrifici. Bisogna recuperare la progressività delle imposte». Tutti buoni propositi traslati pari pari dal programma di governo al Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef). Eccezion fatta per la discrasia di stime del rapporto deficit/pil tra la ricognizione della Commissione Faini e il Dpef. Ma allavvio dellazione del governo Prodi a giugno lo sconforto è lo stato danimo prevalente.
«Il rapporto deficit/pil è sopra il 4,5%. La gente in questi anni ha smesso di pagare le tasse per pagare i condoni», dichiara il 23 maggio Vincenzo Visco fresco di nomina a viceministro dellEconomia. Negli stessi giorni il titolare di via XX Settembre, Tommaso Padoa-Schioppa, non si perita di ricordare che i conti «sono in condizioni peggiori rispetto al 1992». Dopo lallarme della Commissione Faini e il conseguente annuncio della manovra-bis, anche la Margherita con Renzo Lusetti il 6 giugno si accoda. «I conti pubblici sono disastrosi. Ora a noi tocca larduo compito di mettere assieme rigore, equità e sviluppo», afferma.
«Lavanzo primario è esaurito, il deficit continua a crescere», ricorda ancora una volta il ministro Padoa-Schioppa il 14 giugno dinanzi alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato. I sindacati si preoccupano presentendo una stangata da 45 miliardi (alla fine lerrore sarà di miliardi in eccesso). Prodi il 16 giugno cerca di rassicurarli. «È un allarme serio, che condivido perché stiamo ancora esaminando la strategia generale». E il segretario dei Ds, Piero Fassino rincara la dose. «Le cifre del deficit e dellindebitamento sono molto più gravi di quelle che Berlusconi e Tremonti hanno raccontato agli italiani per anni».
Il 10 luglio vengono rese note le entrate tributarie del periodo gennaio-maggio. Ieri quelle del primo semestre.
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