Quegli scatti d’autore sull’invasione russa

Il drammatico reportage di Josef Koudelka del ’68 a Praga in una mostra a spazio Forma

Quegli scatti d’autore sull’invasione russa

Quel mattino del 21 agosto 1968 Josef Koudelka scese in strada a riprendere tutto quello che i suoi occhi erano in grado di osservare. Era estate, Praga era assolata, piena di turisti. Intere famiglie, fino al giorno precedente, andavano a passeggio o sedevano nei parchi a ristorarsi. La nazione era tranquilla, nessuno poteva immaginare l’imminenza dell’invasione sovietica. Dopo, le decine di scatti rimasti memorabili raccontarono le manifestazioni, i pianti, la paura, la disperazione dei cittadini. E poi i carri armati nei viali, i solchi lasciati da questi sull'asfalto, le facciate delle case traforate dagli spari, la gente perduta tra stupore e rabbia, la sfida di chi tentava di fermare le violenze.

Koudelka, giovane e talentuoso autore nato nel 1938 in un piccolo paese della Moravia, girava per la città scattando senza sosta, come se quella fosse la sola missione possibile. Più tardi affermò: «Mi sono trovato davanti a qualcosa più grande di me. Era una situazione straordinaria, in cui non c'era tempo di ragionare, ma quella era la mia vita, la mia storia, il mio Paese, il mio problema».

Le immagini di quello che, probabilmente, rimane il più famoso reportage fotografico della Storia, sono raccolte in una mostra inaugurata in questi giorni allo Spazio Forma di Milano.

L’esposizione racconta come proprio Koudelka fosse davanti alla Casa della Radio pochi istanti prima della sua occupazione da parte delle truppe del Patto di Varsavia, proprio lui a immortalare la folla mentre tentava di respingere il primo carro armato, lui ai funerali di Jan Palach, lo studente che si diede fuoco per protesta il 16 gennaio successivo in piazza Venceslao.

Il destino di queste fotografie è ormai storia. Un anno dopo l'invasione, queste immagini divinamente epiche riuscirono a passare clandestinamente la frontiera e arrivarono negli Stati Uniti, tra le mani di Elliott Erwitt, il fotografo che a quei tempi dirigeva la celebre agenzia americana Magnum Photos. Egli le utilizzò per un cortometraggio mandato in onda dalla CBS e, senza citare il nome dell'autore se non utilizzando la dicitura «fotografo praghese», al fine di proteggere l'incolumità del collega e della sua famiglia, distribuì il servizio alle maggiori riviste internazionali, facendogli fare il giro del mondo.

Koudelka, ormai divenuto apolide, riuscì ad abbandonare la Cecoslovacchia il 20 maggio del 1970. Trovò asilo politico in Inghilterra e da lì proseguì il suo lavoro finché, nel 1971, entrò a far parte di Magnum Photos, consacrandosi per sempre tra i grandi dell'arte fotografica. La sua testimonianza di quegli avvenimenti resta una delle più complete e toccanti del periodo, resta un pezzo di storia tragica del Vecchio continente che, grazie alla fortuna e alla bravura di un artista, si trasforma in leggenda raccontata per immagini.

Per la prima volta esposte allo Spazio Forma in anteprima assoluta, gli scatti di Koudelka saranno visibili fino al 7 settembre.



La mostra è realizzata in collaborazione con Magnum Photos. Catalogo Contrasto. Orari: tutti i giorni dalle 11 alle 21; giovedì e venerdì 11-23; chiuso lunedì. Per informazioni, tel. 02-5811.8067; www.formafoto.it

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