La febbre della febbre. L'ansia e l'agitazione che salgono, spesso, più in fretta di quanto in realtà accade nel termometro. Panico da genitori iperprotettivi, trionfo dei medicinali inutili e ingorghi surreali nelle astanterie del pronto soccorso. L'allarme rosso, più rosso delle gote di un bimbo febbricitante, arriva dall'autorevole American Academy of Pediatrics che ha appena distillato, con buona pace, di mamme e papà di ogni latitudine, uno sconsolante rapporto.
Medici e paramedici sono concordi, infatti, nel denunciare le cattive abitudini delle nuove coppie americane (ma le frecciate bene inteso, si spingono ben al di là dei confini statunitensi) che non sanno realmente che pesci pigliare davanti alle prime linee che innalzano la temperatura corporea del loro pargolo.
La denuncia dei pediatri americani è stata subito ripresa dal Wall Street Journal e ci ha messo ben poco a far salire la temperatura delle polemiche. Dando la stura al più articolato dei dibattiti, trasversalmente internazionale: genitori inetti che fanno crescere bambini nella bambagia. Genitori che non sono più i genitori di una volta, spartani e decisi. E bambini che non sono più i bambini di una volta, decisi e spartani. Forse perché anche i nonni, ammettiamolo, quelli stessi nonni che un tempo, quando erano genitori, erano decisi e spartani ora sono diventati apprensivi come e più dei loro figli.
Vi riconoscete, ci riconosciamo in queste debolezze? Se sì forse sarebbe il caso di ascoltare se non prendere alla lettera i consigli dell'Academy of Pediatrics che , citiamo testualmente «vorrebbe ricordare a genitori che il numero che il termometro segna è solo è semplicemente un numero non significa necessariamente che il bambino abbia contratto una malattia grave e necessiti di un immediato ricovero ospedaliero». Don't panic, quindi è l'invito perentorio dei camici bianchi americani, francamente un po' stufi di rimboccarsi le maniche (dei loro camici) e di visitare in pronto soccorso bambini che hanno soltanto preso una normalissima, innocua influenza . «Ricordatevi- avverte l'Academy nel suo bacchettante rapporto- che spesso è meglio lasciare un bimbo febbricitante che imbottirlo di medicine per riportare la sua temperatura corporea sotto i 37 gradi». Non vi torna in mente, a questo proposito il vecchio adagio, dei nostri vecchi: «la febbre deve fare il suo corso»?
Se avete il coraggio, adesso che siete diventati a vostra volta genitori, di ripescare tra i vostri confusi ricordi quella saggia massima, dettata dall'esperienza e da una vita circondata da meno farmaci, allora forse potete ancora riscattarvi. Perché ciò che, in buona sostanza, ci manda a dire il coautore del rapporto dell'AAP, Janice E.Sullivan, insegnante di patologie pediatriche alla Louisville School of Medicine in Kentucky è infatti «che i segnali e i sintomi che ci arrivano da un bimbo malato forniscono molte più informazioni di quanto possa darne qualche linea di febbre»
Quanto ai farmaci poche regole ma ben precise. La febbre nei bambini, come peraltro negli adulti, si tratta con acetaminophen e ibuprofen. Si può scegliere l'uno o l'altro ma non è consigliabile, avvertono i pediatri, mescolarli o alternarli, altrimenti si rischia di vanificare la terapia.
Attenzione: anche peccare di leggerezza è un errore tant'è che i pediatri americani, nella loro relazione, invitano i genitori a non sottovalutare il caso di un neonato sotto i tre mesi che presenti una febbre a 38 o più. Anche se il piccolo non evidenzia altri sintomi è il caso comunque, raccomanda l'AAP, di contattare immediatamente un medico perché potrebbe trattarsi di un'infezione abbastanza seria se non molto molto seria.
Ma se il bambino è più grandicello non strappatevi i capelli se lo vedete arrossire per la febbre, altrimenti, sembrano dirci ancora una volta i censori americani, un domani lo vedrete arrossire di vergogna perché si sentirà soffocato dalla vostre, nostre attenzioni.
In altre parole contro quella che il rapporto d'Oltreceano definisce la «fever phobia» c' è soltanto un rimedio: il caro, intramontabile, buon senso.
Oltre al fiuto di mamma, certo. A patto che non abbia il raffreddore anche lei.
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