Luciana Baldrighi
Ciò che hanno maggiormente interpretato e rivisto i cosiddetti Macchiaioli - durante il processo artistico di sperimentazione della «macchia» - è stato senza dubbio il paesaggio. In secondo luogo la realtà sociale e storica di unepoca, quella della seconda metà dellOttocento.
Queste straordinarie espressioni figurative da domani fino al 14 maggio sono presentate attraverso unaccurata selezione di 34 dipinti della Scuola alla Biblioteca di via Senato 14 grazie alla sapiente cura e interpretazione di Carlo Sisi, Giuliano Matteucci, Elisabetta Palminteri, Francesca Panconi e naturalmente da Marcello DellUtri titolare della colta sede.
La «macchia» nasce da una ricerca che parte in Toscana e arriva ad espandersi in tutto il Nord per uninsofferenza verso i principi accademici. I giovani pittori che erano soliti radunarsi a Firenze al Caffè Michelangelo, sempre alla ricerca di fonti dispirazioni insolite dettate per la maggior parte dai colleghi francesi, decidono di compiere esperimenti sulla luce, sulla stesura del colore dedicandosi a paesaggi assolati e a scene di vita quotidiana, anche campestre dove gli ambienti si inebriavano di movimento e di piani di luce differenti. Persino i gruppi familiari borghesi ritratti nelle loro belle case avevano come denominatore comune la luce che filtrava dalle finestre conferendo a volti, abiti o fondali colorazioni diverse, insolite, meno tradizionali e più ricche di poesia.
Il percorso inedito che propone la rassegna è ricco di rimandi storici, scene di battaglie, soldati a riposo, letterati o politici seduti alle loro scrivanie a meditare, contadini chini sui campi, fanciulle che dopo il lavoro si chinano ad accarezzare un animale da cortile, cavalli al pascolo, ma anche ritratti di gentiluomini o suore nei recinti verdi dei loro conventi con il convenzionale cappello bianco a tesa larga sopra la rigorosa veste nera.
I testi letterari, i documenti e le opere che si sono rivelate di grande supporto per comprendere maggiormente il Movimento dei Macchiaioli li possiamo trovare anche nel bel catalogo che accompagna la mostra edito dalla Biblioteca di via Senato. Documenti che non mancano nemmeno in mostra dove si possono ammirare lettere, memorie biografiche, autobiografie, estratti da necrologi, da riviste e da guide per esposizioni ufficiali.
Oltre al suo contenuto di natura estetica il nucleo di opere esposte proprio per il suo carattere narrativo e descrittivo favorisce una facile lettura delle opere stesse e se possiamo dare suggerimenti al visitatore allora lo invitiamo ad approfondire, magari anche con una lente, la lettura dei quadri di Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Giovanni Boldini, Vincenzo Cabianca, Silvestro Lega, Edoardo Borrani, Giuseppe de Nittis, Cristiano Banti, Giovanni Costa e Federico Zandomeneghi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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