Quei padani dissidenti che inquietano Bossi

Altro che partito "granitico", anche la Lega è agitata da correnti e gruppi di potere. Il Senatùr ha già individuato gli eretici: l’associazione culturale Terra Insubre, gli intellettuali del Lago Maggiore e i ribelli di Varese. Che qualcuno vorrebbe cacciare

Quei padani dissidenti che inquietano Bossi

Tutto, in fondo, ruota attorno a Varese, terra originaria del leghismo, dove nel 1984 nasce ufficialmente la Lega Lombarda e dove invece adesso si consuma un braccio di ferro che aspetta solo il momento per trasformarsi in una resa dei conti, probabilmente dopo l’estate, o forse mai se il partito riuscirà a risolverla prima che scoppi, chiudendosi nel suo proverbiale guscio.
Il problema è che le metafore mineralogiche usate venerdì all’uscita del consiglio federale del Carroccio («granitico», «monolitico», «compatto»), descrivono solo una parte della verità sugli equilibri nel partito, certamente forte ma non privo di tensioni, anzi. Per capirci qualcosa bisogna tornare a un passaggio (abbastanza enigmatico) del discorso di Bossi a Pontida, due domeniche fa. «Quando scelsi di fare l’accordo con la Liga veneta - disse il leader dal palco -, molti in Lombardia e in Piemonte, soprattutto della zona del lago maggiore, dell’Insubria, si misero a urlare, “Bossi ha tradito l’Insubria”. Ci sono ancora quegli squallidi personaggi lì, oggi fanno un giornale, hanno anche un’associazione culturale. In realtà cercano sempre di rientrare nella Lega, di inquinare la Lega, chiedendo dei posti».
Con chi ce l’aveva Bossi? E perché un attacco così duro proprio in occasione di Pontida, in un momento tanto delicato per ben altre questioni, dal caso Brancher, alle quote latte, al federalismo in dirittura di arrivo? Qualcuno più addentro nelle cose padane ha individuato tre possibili soggetti a cui Bossi poteva verosimilmente riferirsi con quelle parole: l’associazione culturale varesina «Terra Insubre», che produce anche una omonima rivista trimestrale; la «Libera compagnia padana», altra associazione culturale (zona Lago Maggiore) che pubblica studi e quaderni padani, e che fa capo a Gilberto Oneto, storico delle «etnie» settentrionali; e infine il gruppo dei fuoriusciti (ma rientrati) della Lega riconducibile all’ex direttore di Telepadania, il varesino Max Ferrari.
Evidentemente, per trovare spazio in un discorso tanto importante come quello del ventennale di Pontida, la questione non dev’essere di così poco conto. Che le cose stiano così è confermato dalle indiscrezioni che fuoriescono dal superblindato vertice di via Bellerio, e che sembrano confermare il quadro descritto qualche giorno fa dal Giornale, su un dissidio tra - visto che di correnti è vietato parlare - aree divergenti, componenti alternativi, centri di potere distinti dentro il Carroccio.
Al di là delle frasi di rito e dei temi minori discussi (i commissariamenti di alcune sedi marginali, la riedizione di una segreteria politica nazionale come auspicato da Castelli), il vero nodo della discussione è stato Varese, centro della galassia leghista-lombarda (in competizione con la fortissima Bergamo, che esprime più sindaci ma meno colonnelli e maggiori). Da una parte dei «federali» presenti all’assemblea è stata posta la questione di «Terra Insubre», i cui 2.500 iscritti e vertici - innocui cultori di archeologia e storia celtica come il presidente Marco Peruzzi, un ingegnere che non ha mai fatto politica - starebbero inoculando chissà quali pericolosi germi dentro la Lega. Stessa richiesta per l’ex direttore di Telepadania Max Ferrari, nel frattempo rientrato nella Lega come socio sostenitore (e non ancora «socio militante» con diritto di voto...). «Vanno cacciati», ha chiesto qualcuno. La richiesta è stata però respinta dai colonnelli varesini, Maroni e Giorgetti, ma anche da Bruno Caparini, padre del deputato Davide e uomo molto ascoltato da Bossi. «Questi sono dei bravi ragazzi che si interessano di cultura» avrebbe detto Maroni per «discolpare» Terra Insubre e gli altri, essendo lui stesso - come peraltro anche Reguzzoni e Giorgetti - un iscritto dell’associazione. Ma allora perché tanta importanza nel consiglio federale a una questione che sembra solo una bega locale? Intanto perché Varese non è un posto qualsiasi per la Lega lombarda.
Poi, in ballo, c’è il rinnovo del segretario nazionale della Lega, che attualmente è Giorgetti, ma in scadenza. C’è chi - sospetta qualcuno - vorrebbe indebolire quell’area di riferimento (a cui si può ricondurre proprio Terra Insubre) per scalare quella ambita posizione e poi ridefinire i giochi per il dopo Bossi.

«Non c’è nessuna divisone tra Maroni e Calderoli, è una invenzione dei giornali» hanno ribadito i vertici leghisti l'altroieri. In effetti la linea di frattura nella Lega passa su tutta un’altra linea, perché tra i vecchi colonnelli non c’è affatto aria di antagonismo. Da altri parti invece sì, però, e nemmeno poca.

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