Quel giorno che i rossi le urlarono «fascista»

Riconosce il suo passato nel libro «Cuori Neri» di Luca Telese, giornalista de il Giornale, ma il suo cuore nero non nasconde sfumature tendenti al rosa. Milena Pizzolo è l'unica donna che, in tutta Genova, tra Comune e circoscrizioni, è stata eletta alle ultime elezioni amministrative tra le file di Alleanza Nazionale. «Impresa» riuscita per poter essere consigliere in Centro Est. E ora ci riprova...
Però, diciamolo, lei avrebbe voluto essere candidato presidente?
«Mi sono detta disponibile perché sentivo di avere l'energia per farlo. Certe volte, nonostante le mille battaglie, quando sei all'opposizione ti agiti in un bicchier d'acqua e questa forza inesplosa mi ha fatto sentir pronta per compiti ancor più onerosi».
E invece hanno scelto Siri?
«Però mi creda, sono felice, lui può farci vincere e quel che più conta è che hanno scelto una persona abile e capace, e io lo aiuterò continuandomi a battere da consigliere. Se sarò eletta...».
Una donna di destra da sempre?
«Da quando avevo 17 anni, era il '70: volevo entrare a scuola ma c'erano i picchetti dei comunisti a bloccarmi. Ho preso un megafono, mi sono ribellata e mi hanno gridato “fascista”. Se volevi studiare e frequentare lezioni “diventavi” un fascista. Allora ho capito di dovermi avvicinare al Msi».
E poi?
«Politica poca fino al ’94, i miei genitori, come tante famiglie di quegli anni, temevano che un figlio si schierasse a destra. Io mi sono schierata ugualmente, ma senza far politica attiva e ho iniziato a lavorare».
Altri tempi...
«Vero, anche se, per certe battaglie concrete si riusciva a trovare un dialogo e una collaborazione trasversale ancor più di oggi. In questi miei 10 anni in circoscrizione (prima Centro Ovest, poi Centro Est, ndr) spesso mi sono imbattuta contro un muro ideologico anche per risolvere i piccoli problemi delle persone. E' come se si viaggiasse a due velocità differenti: su certe questioni a livello nazionale si sono fatti passi avanti mentre nelle circoscrizioni ancora no...».
Ma quali sono questi piccoli problemi?
«La sicurezza in tutti i suoi aspetti. Dalla manutenzione dei marciapiedi, alla messa a norma dei giochi per bambini, dalla lotta alle barriere architettoniche alla sorveglianza degli spazi pubblici...».
Perché così poche donne di An a Genova?
«Non certo perché non c'erano le quote rosa. Ora le hanno volute per le liste e il risultato è che non c'è una donna tra destra e sinistra candidata alla presidenza di un municipio. Con Gadolla presidente sono convinta che in An a Genova le cose cambieranno, anche se tutti i partiti di centrodestra spesso fanno distinzioni “sessuofobe”...».


Allora fa bene Vincenzi a ostentare il suo essere donna di sinistra?
«Io ho parlato della destra perché la sinistra non la conosco da dentro, ma Marta Vincenzi ostenta il suo essere donna nel modo sbagliato. La sensibilità di una donna dovrebbe essere un valore aggiunto per intuire le vere necessità delle mamme, delle famiglie e di tutti i cittadini al di là delle belle parole...».

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