Quella primavera che annunciò gli anni di piombo

Anche oggi sono allegate gratuitamente, come inserto centrale, quattro copertine storiche (marzo 1975) del Giornale diretto da Indro Montanelli.

Milano, e con Milano l'Italia tutta, entrarono in quella primavera del 1975 in una spirale di violenza e di sangue. S'annunciavano cupamente gli anni di piombo. Il 13 marzo 1975 un commando di Avanguardia operaia aveva massacrato a colpi di chiave inglese lo studente diciassettenne Sergio Ramelli, simpatizzante dell'estrema destra (seguì la minaccia truce «dieci, cento, mille Ramelli»).

Il 16 aprile un neofascista noto, Antonio Braggion, che era stato avvistato dai reduci di una manifestazione contestataria, e che si era rifugiato nella sua auto circondata, sparò e uccise uno studente, come Ramelli diciassettenne, Claudio Varalli. Si pretese che fossero taciute le circostanze della tragedia che attenuavano la responsabilità del Braggion: infatti successivamente condannato solo per eccesso colposo di legittima difesa.

Per non avere taciuto Il Giornale fu aggredito e invaso da una turba di scalmanati, fu impedita l'uscita dei camion con le copie, ci si impose di pubblicare un comunicato di deplorazione per il modo «tendenzioso» in cui avevamo raccontato i fatti. Le autorità, il cui intervento era stato chiesto, latitarono.

«L'unico segno che ci è venuto da fuori - Indro scripsit - è stata la voce del sostituto procuratore... Ottavio Colato che con un megafono invitava la folla tumultuante a "non raccogliere le provocazioni di alcuni organi di stampa dall'indirizzo ben determinato"».

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