QUELLA STRANA LIBERTÀ DI STAMPA

Certo che questi maîtres à penser della sinistra hanno una strana idea della libertà di stampa. Hanno passato anni a darci lezioni di moralità editoriale, di indipendenza giornalistica, di superiorità deontologica. E adesso, sballottati nel nulla post-veltroniano, sconfitti dal vuoto ancor prima che dal voto, raminghi fra gli stand di Firenze, deserti di persone e di idee, reagiscono alla nuova bufera delle intercettazioni con un riflesso incondizionato che rivela quanto quelle nobili formule imparate a memoria sul bigino della democrazia in realtà siano, per loro, del tutto posticce.
Li avete sentiti? Molti politici, a cominciare da Veltroni, hanno criticato Berlusconi dicendo che se voleva evitare la pubblicazione su Panorama doveva chiedere alla figlia Marina, presidente di Mondadori, di bloccare il settimanale. Evidentemente a casa loro si usa così. E Giuseppe D’Avanzo, su Repubblica, scrive una lunga articolessa per dire, in sostanza, che i giornalisti non pubblicano niente se non su ordine del padrone. Evidentemente lui è abituato a fare così. Fra l’altro, D'Avanzo definisce le intercettazioni «una minestrina cucinata in famiglia», che la dice lunga sulla tristezza della sinistra: noi, quando mangiamo in famiglia, ci facciamo servire per lo meno le pennette tricolori.
Maurizio Belpietro, direttore di Panorama e già, per dieci anni, direttore del Giornale, lo conoscete bene: è uno straordinario giornalista, sempre sul pezzo, che fa (benissimo) il suo lavoro e che, anche se a Veltroni e D’Avanzo può apparire strano, quando ha una notizia la pubblica. Bizzarro, vero? Il collega che ha firmato l’articolo in questione, Gianluigi Nuzzi, anche lui della scuola Giornale, è uno dei migliori rabdomanti di scoop che ci siano in circolazione. Sono pronto a scommettere tutto quello che ho di più caro che a Panorama hanno deciso di pubblicare quelle intercettazioni con la loro testa e che Berlusconi ha saputo della copertina solo quando era già in edicola. Il complotto, l’orchestrazione, la macchinazione esistono solo nella testa dei nostri maîtres à penser. Evidentemente loro non riescono a concepire il mondo altrimenti che così.
Ed è davvero singolare, non trovate? C’insegnavano la libertà di stampa, ora c’insegnano che gli editori devono censurare i direttori. C’insegnavano la deontologia professionale, adesso c’insegnano che un giornalista pubblica solo quello che gli viene ordinato dall’alto. Inutile spiegare che non tutti siamo così: è una loro deformazione professionale, un vizio genetico, il peccato originale di chi è stato avvolto fin da piccolo nel fasciatoio della militanza di sinistra e si scopre liberale per caso. E allora avanti, facciano pure, si ingozzino con le minestrine di D’Avanzo, si perdano nel labirinto delle loro reti di potere, ma almeno la smettano di salir sul pulpito per farci la predica.

Non sono santoni, e a dirla tutta nemmeno troppo santi. Se poi l’idea di libertà di stampa che vogliono insegnarci è quella che traspare dalla reazione furiosa di queste ore, grazie tante, no. Ce la caviamo benissimo da soli.
Mario Giordano

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