Quelle 128 feste della memoria che nessuno ricorda

Siamo un Paese incline all’oblio ma con il record mondiale di ricorrenze

Quelle 128 feste  della memoria  che nessuno ricorda

da Roma

Qual è il paradosso per un Paese totalmente privo di memoria storica come il nostro? Siamo famosi e pervicaci nell’arte di rimuovere, non fare i conti col passato anche più remoto, accantonare e conservare nell’oblio. Però, stranamente, sforniamo giorni della ricordanza più di ogni altro Paese. Stranamente non poi tanto, probabilmente l’inconscio provvede a esorcizzare le ambiguità e gli orrori della guerra civile trascinata ben oltre il 25 aprile 1945, istituendo un salvifico Giorno del Ricordo per i martirizzati nelle foibe. Avete memoria di una strage per la quale sia stata fatta chiarezza certa sui mandanti e gli assassini? No, però possiamo adesso consolarci con la «Giornata della memoria per le vittime del terrorismo e delle stragi» istituita in questa fulminante legislatura. Il calendario civile si va affollando, tale mesta celebrazione è fissata per il 9 maggio, anniversario dell’uccisione di Aldo Moro. È lecito domandarsi perché non il 16 marzo, quando Moro fu rapito e la sua scorta massacrata? Dovendo scegliere tra la coabitazione con la Festa del papà e quella dell’Europa, forse ha preferito intristire l’Ue.
Di certo è esplosa la febbre delle giornate commemorative, celebrative, evocative e pedagogiche. In questi due anni di legislatura ormai archiviata, sono diventate leggi dello Stato altre due ricorrenze, appunto quella dedicata alle vittime del terrorismo, e la «Giornata nazionale del Braille», che s’è celebrata per la prima volta pochi giorni fa, il 21 febbraio. Ma deputati e senatori avevano presentato ben 70 proposte, per nuovi memorial day. E poiché ormai è un’epidemia, una pulsione irrefrenabile, potete star certi che anche nel nuovo Parlamento verranno ripresentate tutte, anzi aumenteranno. In fin dei conti un ricordo costa poco e lava la coscienza, meglio non negarlo a nessuno. Pur correndo il rischio di intasare il calendario, perché tra festività civili e giornate nazionali se ne contano in vigore già 58. Aggiungeteci 52 domeniche, le feste religiose, le 70 che i rappresentanti della nazione vorrebbero ancora, ed ecco che trascorreremmo l’intero anno a ricordare. Anzi, a dimenticar meglio e più tranquillamente.
Passi per la «Giornata nazionale contro l’Omofobia», chiesta dall’onorevole Franco Grillini, che sarà pure una data internazionale da recepire, ma è un tema che ha contribuito alla caduta del centrosinistra. Ma qualcuno ha obiezioni per un «Giorno del ricordo delle vittime dei gulag sovietici»? L’ha proposto Marco Airaghi di An, ma obiezioni forti, seppur tacite, ce ne sono a volontà nella sinistra, e la proposta di legge presentata il 3 maggio 2006 non ha mai fatto nemmeno un passo in Commissione. Ci son state tre proposte di legge per commemorare i bonificatori e le città di fondazione, tutte diverse ma in definitiva assimilabili, presentate alla Camera da Riccardo Pedrizzi (An) e Giovanni Marras (Fi), e al Senato dal leghista Piergiorgio Stiffoni: Latina/Littoria e la bonifica delle Paludi pontine sono un altro tabù nazionale. E quante probabilità aveva di passare, secondo voi, la «Giornata a ricordo dei crimini commessi dai regimi comunisti», proposta dal senatore Gustavo Selva?
C’è di tutto nello sventagliar di giornate commemorative. Non pago del 25 aprile, Andrea Orlando del Pd vuole anche la «Giornata del riscatto nazionale», in ricordo «delle azioni che il 9 settembre 1943 diedero inizio alla Guerra di liberazione e al Secondo risorgimento italiano». Già che c’era, perché non far festa nazionale l’8 settembre? No problem, provvede sempre dal Pd Beppe Giulietti proponendo «l’8 settembre quale Giornata della rinascita della Patria». Da Italia dei Valori, il volenteroso Pino Pisicchio voleva istituire la «Giornata del rifiuto della povertà». Pier Ferdinando Casini e l’intera sua Udc, chiedevano il «Giorno della Patria», nonostante ci siano già il 2 giugno, il 4 novembre e la «Giornata nazionale della Bandiera» che si festeggia il 7 gennaio. Il comunista Iacopo Venier voleva istituire il «Giorno della memoria in ricordo delle vittime africane durante l’occupazione coloniale italiana»: un ricordo e un pensiero, non costano quanto un vero indennizzo.
Appunto, il guaio di queste giornate con dedica è che sono a basso costo. Quanti di voi si sono accorti della giornata dedicata alla scrittura dei ciechi? Più di una ricorrenza, tornerebbe più utile ai ciechi sequestrare le auto parcheggiate sulle strisce pedonali e rinchiudere nei canili quanti portano a spasso il cane senza secchiello e paletta.

Ma così van le cose nel Belpaese, e forse ha sfoderato più coraggio il senatore forzista Cosimo Izzo proponendo di far tornare il 19 marzo, San Giuseppe, «giorno festivo» vero e proprio: niente scuola e giornata pagata senza lavoro. Nel frattempo, abbiamo potuto consolarci con la scadenza di lunedì scorso, «giornata mondiale della lentezza». Andate piano gente, tranquilli e senza agitarvi.

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