Quelle «aree Falck» sbianchettate dal curriculum che mettono in crisi il Palazzo

È un birichino impenitente, Gianni Bernabò Brea, consigliere comunale della Destra: ci tiene (e soprattutto ci crede) a fare la parte critica dell’opposizione nella Sala rossa di Tursi, dove a volte sembra che la minoranza di centrodestra sia in altre faccende affaccendata. Ed anche nei giorni scorsi ’sto Bernabò Brea l’irriducibile - l’abbiamo scritto ieri - s’è messo a scrutare il web scoprendo, fra l’altro, che Maria Angela Danzì, segretario generale dimissionario del Comune di Genova, ha bianchettato (informaticamente parlando) il proprio curriculum nelle parti relative agli incarichi di consulenza nelle aree Falck di Sesto San Giovanni. Come dire: le aree attualmente al centro (e anche alla periferia, partitodemocraticamente parlando) dell’inchiesta-Penati. Fino a pochi giorni fa il documento ne faceva menzione, ora non più.
Di questo, il consigliere della Destra ha chiesto immediatamente e serenamente conto con un’interrogazione al sindaco. Ma la curiosità più che legittima di Bernabò Brea non dev’essere stata tanto ben gradita al «palazzo», visto che anche i muri di Tursi parlano di una temperatura politica in forte salita: pim, pum, pam, voce alta a più non posso. Il problema ce l’ha chi non si capacita di come si possa escludere da un curriculum così prestigioso, come quello vantato dalla dottoressa Danzì, le altrettanto prestigiose consulenze per le aree di Sesto, pur relative a una vicenda molto chiacchierata e non «politically correct», tuttora in mano alla magistratura. Ma il problema ce l’ha soprattutto che vorrebbe stenderci sopra più di un velo pietoso. Si è parlato addirittura di uno scontro verbale Danzì-Bernabò Brea nei corridoi di Tursi e di un dietro front da parte del consigliere della Destra. «Dietro front? Niente di più falso e tendenzioso - replica l’interessato -. Mi sono soltanto limitato a prendere atto nella mia interrogazione che lei non è stata segretario generale del Comune di Sesto San Giovanni all'epoca di Penati, e che l'importo del premio di produzione 2010 da lei ottenuto non era di 17mila euro e rotti, ma di 13mila oltre contributi a carico dell’amministrazione comunale. Il resto è tutto ribadito e sottoscritto. Basta andare sul web».

Insomma: per Bernabò Brea è importante sapere perché è stato corretto il curriculum, per qualcun altro è meglio non approfondire e s’incavola pure. In nome della «trasparenza» della cosa pubblica. Che, però, a sinistra si traduce «privacy». Cav escluso, naturalmente.

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