Quelle bugie su Indro

Quelle bugie su Indro

Più che un convitato di pietra era un ospite d'onore. Perché Indro Montanelli, scomparso il 22 luglio del 2001, lunedì sera, alla cena organizzata al Tennis Club di Genova dal Rotary Golfo Paradiso, non era il grande assente che nessuno osa nominare. «Lui c'era - assicurano i rotariani - eccome se c'era». Pronto a raccontare e ad attaccare chi «recentemente e ripetutamente lo ha accusato di mendacio», spiega il giornalista (scrive su Libero ed è stato direttore del Secolo D'Italia oltre che fondatore del Giornale) Marcello Staglieno. Parole mai sentite, quelle di Montanelli. Raccolte in un intervista dallo stesso Staglieno nel maggio del 2000 e uscite da pochi giorni nel volume della casa editrice Fiorentina Le Lettere: «Indro Montanelli, le passioni di un anarco-conservatore». Una intervista che doveva servire da prefazione ai «Diari 1945-1950» di Giovanni Ansaldo e che non è mai uscita per una questione di esclusiva con la casa editrice di Montanelli. Un ostacolo superato ora grazie all'autorizzazione della nipote di Montanelli, Letizia Mozzi. E così, lunedì sera, «L'antifascista riluttante» (così s'intitola la biografia del fondatore del Giornale pubblicata nel 2001 da Staglieno) ha ripercorso storie personali mai dimenticate. Dal periodo fascista alla condanna a morte, dalla macchia tra le file della Resistenza fino alla fuga in Svizzera. Montanelli si è reso giustizia da solo, a nove anni dalla scomparsa, dalle accuse pubblicate nel 2006 e nel 2007 nei libri «Lo Stregone. La prima vita di Indro Montanelli» (di Sandro Gerbi e Raffaele Liucci) e «Passaggio in Svizzera, l'anno nascosto di Indro Montanelli» (a cura di Renata Broggioni). Uno spudorato bugiardo, lo descrivono gli autori dei due libri secondo i quali Montanelli, la domenica del 29 aprile 1945, non era né a Milano né a piazzale Loreto. Accusa alla quale, spiega Staglieno, si sommano quelle di essere stato «fascista e razzista antisemita», di aver combattuto in Etiopia «negando da parte delle nostre truppe l'uso dei gas e accettando questa verità solo nel 2000», di «essere stato sempre a favore di Francisco Franco», di «non essersi dimostrato a sufficienza partecipe in relazione all'Olocausto ostentando poi amicizia verso Eric Priebke e addirittura Herbert Kappler».

Un rosario di addebiti contestati in modo scientifico, «per consentire ai lettori una serena valutazione dei fatti e della metodologia utilizzata da quegli autori», da Staglieno e dallo stesso Montanelli. Di persona, si può dire.

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