Rapisce una bimba, scoperto per caso

Taranto«Non abbiamo bisogno di niente, andate pure, la bambina è mia nipote», ha detto agli automobilisti di passaggio dopo l’incidente con la moto cercando di sbandierare una facciata rassicurante e sperando di sviare i sospetti. Ma il castello di bugie che si era preparato è crollato quando lei, una bimba di sette anni, si è messa a piangere e ha cominciato a urlare. «Non lo conosco», ha gridato la piccola, facendo scattare l’allarme su una storia inquietante che presenta ancora alcuni lati oscuri. Così i carabinieri hanno scoperto il sequestro di una minorenne a Palagiano, quindicimila abitanti, poco meno di trenta chilometri da Taranto. Il rapitore è stato arrestato: ha 60 anni, è un ex saldatore in pensione, è sposato ed è padre di un figlio, non ha precedenti penali. L’uomo respinge le accuse, si proclama innocente, si difende e ripete che si è trattato solo di un errore. «L’ho scambiata per la figlia di amici», ha dichiarato più volte ai carabinieri. Ma su di lui pesano pesanti sospetti. E adesso, una volta cancellato l’incubo del sequestro, gli investigatori sono impegnati nella caccia al movente. La bambina non ha subito abusi, ha riportato lievi ferite nell’incidente ma è già tornata a casa. «È stata molto coraggiosa, ha avuto la prontezza di spirito di rivolgersi ai soccorritori», dice il comandante della compagnia dei carabinieri di Massafra, Fabio Bianco.
I militari hanno ormai ricostruito la serata che ha fatto sprofondare nel terrore questo angolo della provincia di Taranto. Secondo quanto emerso dai primi accertamenti, intorno alle 20 il sessantenne, alla guida di una Harley Davidson, ha raggiunto una piazzetta di Palagiano che si apre dopo via Natale, poco distante dal centro del paese, dove i bambini si ritrovano per giocare. Il pensionato si è avvicinato, nessuno ha fatto caso a lui perché usava modi gentili. «Vieni, andiamo a fare un giro in moto», ha detto alla bimba, che ha accettato ed è salita sul sellino posteriore. L’uomo si è allontanato rapidamente, ha preso alcune strade periferiche, ha deciso di uscire dal paese; poco dopo, a causa di una brusca frenata, ha perso il controllo della moto che è rotolata sull’asfalto. Alcuni automobilisti si sono fermati per prestare i primi soccorsi, ma il pensionato ha cercato di allontanarli assicurando di non aver bisogno di nulla e ha dichiarato che la bambina era sua nipote. Ma la piccola, pur ferita, ha trovato la forza di gridare e lo ha smascherato. «Non è vero, non lo conosco», ha urlato. A quel punto qualcuno ha telefonato ai carabinieri: i militari sono giunti sul posto, e anche a loro l’uomo ha ripetuto la sua versione: «È mia nipote», ha ribadito. Nel frattempo i genitori della piccola si sono resi conto che la figlia non era in piazza. «Ci ha avvisato una vicina», racconta il padre che aggiunge: «Non so cosa sarebbe successo se non avessero fatto l’incidente». Il motociclista è stato arrestato con l’accusa di sequestro di persona: è piantonato all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto, dove è stato ricoverato per la frattura di tre costole riportata nella caduta. Ma le indagini non sono concluse. Al contrario, il caso è ancora aperto e in questa torbida vicenda rimangono i dubbi legati al movente del rapimento. I carabinieri hanno scavato nella vita del sessantenne: nessun precedente penale, mai finito al centro di sospetti in un paese dove tutti conoscono tutti. Gli investigatori non tralasciano alcun elemento: per questo hanno eseguito una perquisizione nell’appartamento e in un casolare del pensionato; in casa sono stati sequestrati tre computer: per il momento non è stato trovato nulla di strano, ma è stata disposta una perizia per verificare se negli apparecchi siano celate immagini pedopornografiche.


La bambina è stata interrogata con l’aiuto di una psicologa, ha parlato per due ore e mezzo e ha confermato quanto emerso dai primi accertamenti: stava giocando con gli amici quando ha accettato di fare un giro sulla motocicletta. Poi la folle corsa sulla statale, l’incidente, le urla disperate, l’intervento dei carabinieri. E l’incubo è finito.

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