«Razzista», via dalla nazionale

Francesco Rizzo

«Questo me l'hanno già chiesto...». Il pomeriggio di amara notorietà di Daniele Veggiato, ventisettenne attaccante dell'Hockey Club Alleghe, ha il suono di un cellulare che non tace mai: tutti vogliono sapere di lui, della sua storia dentro e fuori dal ghiaccio, del brutto gesto di lunedì sera a Cortina, della punizione esemplare ricevuta dalla Federghiaccio. E non sempre, nei quiz sulla sua carriera, si dimostra preparato. «Quando ho debuttato in nazionale? Mah, 1998 o '99: l'ultimo Mondiale l'ho giocato credo nel 2003. Di sicuro non ho fatto parte del gruppo di giocatori fra cui il ct Goulet ha scelto gli azzurri per Torino 2006».
E non farà parte nemmeno di quello che andrà ai Mondiali di maggio, ma non per scelta tecnica: a Santo Stefano, durante il derby di serie A Cortina-Alleghe, Veggiato ha rivolto insulti razziali a un avversario, Luca Zandonella, classe 1987, pelle nera, padre italiano e madre originaria di Mauritius e la Federghiaccio lo ha escluso da qualsiasi attività della nazionale, considerando il suo comportamento incompatibile con la maglia azzurra. Un provvedimento duro ed esemplare - non solo per l'hockey - che ha fatto subito notizia.
«Durante un diverbio gli ho detto “Negro di m...”», ammette il giocatore veneto, «il giudice di linea mi ha sentito, ha riferito all'arbitro e sono stato espulso. Alla fine della partita mi sono scusato. Le provocazioni fanno parte della sfida ma non sono razzista e non volevo rivolgere al mio avversario quel genere di insulto. Ho sbagliato per eccesso di agonismo. La punizione è giusta».
Un lavoro nuovo da un mese perché di hockey non si vive («e adesso non voglio avere problemi»), 37 presenze e 10 gol in azzurro, Veggiato è uno dei tanti «ragazzi di casa» che difendono i colori dell'Alleghe. Squadra di un paese di poche anime nelle Dolomiti, attualmente quarta, a nove punti dalla capolista, proprio il Cortina del giovane Zandonella, speranza del vivaio italiano, «terzino forte fisicamente, di grande dedizione e buon carattere fuori pista», dice chi lo conosce. E lo stesso Zandonella commenta: «Tra ragazzini può succedere, e infatti mi era capitato nelle serie minori, ma quando è un uomo a prendersela con un giovane come me per motivi razziali non lo ritengo una grande persona».
«Quello che è accaduto non deve essere accettato né può ripetersi», spiega il presidente della Fisg Giancarlo Bolognini. «Il provvedimento contro Veggiato è definitivo? Tutto può essere modificato, ma noi dovevamo intervenire in modo emblematico. L'hockey è sport di contatto fisico e di intensità agonistica: non possiamo permettere che vi attecchisca il malvezzo del razzismo».
Non si sa se la Federghiaccio sarebbe stata altrettanto severa con uno dei convocati a Torino 2006 ma la decisione (cui si aggiunge la squalifica in campionato) è immediata e significativa, proprio mentre lo sport italiano deve confrontarsi sempre più spesso con il razzismo fuori e dentro i campi di gioco. Il calcio, ad esempio, si è appena lasciato alle spalle il caso del difensore ivoriano del Messina Zoro, che ha minacciato di abbandonare il prato durante la gara con l'Inter per protesta contro i cori indirizzatigli dai tifosi nerazzurri ma l'episodio di Cortina è in un certo senso più grave, perché vede protagonista negativo un atleta. Indispensabile dare un segnale chiaro, anche perché se il calcio può rifarsi il trucco nel suo infinito teatrino, l'hockey si prepara a una delle sue rarissime occasioni di esposizione, anche via tv, al grande pubblico, i Giochi di febbraio.

Vuole arrivarci con l'immagine più limpida possibile e chiarendo agli azzurri attesi a Torino quale sarà il prezzo per simili comportamenti. «La nazionale? Ammesso che un giorno mi richiamino, non ci penso», chiude Veggiato. «Io penso solo a lunedì sera e mi sento male perché passo per quello che non sono. Un razzista».
Francesco Rizzo

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