Il re dei figli in provetta intascava mazzette

Il re dei figli in provetta intascava mazzette

Un guru delle fecondazione assistita. Al punto da ispirare la Regione Veneto, unica in Italia, a spostare da 43 a 50 anni il limite di età per ottenere l’esenzione dal ticket delle donne che richiedono questo intervento per diventare mamme. E al punto anche da tenere una cliccatissima rubrica nel sito «Qui mamme», dove dispensava consigli e suggerimenti. Nessuno avrebbe mai neanche immaginato che Carlo Cetera, 62 anni, primario di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Pieve di Cadore (Belluno) in procinto di trasferirsi a Piove di Sacco (Padova), si sarebbe ridotto a chiedere tangenti da 2.000/2.500 euro per far guadagnare posizioni alle aspiranti mamme in lista d’attesa, lucrando sulla disperazione che porta quel figlio che non arriva. La Guardia di finanza di Belluno, al termine di una indagine scaturita, pare, dalla segnalazione di una coppia rimasta scottata dalla richiesta del primario, ha arrestato il primario con le accuse di concussione aggravata e continuata e di interruzione di pubblico servizio. Ora il medico è ai domiciliari. Al momento sono «soltanto» sei le coppie che hanno confermato i pagamenti eseguiti in cambio di un balzo in avanti in graduatoria. Ma i finanzieri bellunesi sospettano che la lista sia molto più lunga. Quella di Cetera, secondo gli inquirenti, era una prassi collaudata e fondata sulla paura delle donne di non fare in tempo a diventare madri. Dal momento che i tempi ordinari impongono attese di oltre due anni, è logico che per una ultraquarantenne questo allungamento dei tempi rischia di rivelarsi fatale. Ergo, di fronte alla richiesta di duemila euro per saltare in avanti e ottenere l’intervento dopo pochi mesi, in molte hanno deciso di pagare. Il desiderio di diventare mamma è più forte dell’indignazione che si prova davanti a un medico che chiede una tangente per accelerare il proprio lavoro.
La tecnica di Cetera, come hanno appurato i finanzieri nel corso delle accurate indagini eseguite, era collaudata. Fin da primo incontro con la coppia interessata, il primario si preoccupava di eseguire una sorta di check-up economico, per capire se aveva le disponibilità per questa sorta di ticket... supplementare. Che vuoi che siano poche migliaia di euro di fronte al sogno della maternità. Per cui, una volta ottenuto il via libera, il medico provvedeva a fissare un secondo appuntamento, stavolta non in ospedale ma lontani da occhi indiscreti, in luoghi pubblici, tipo bar, stazioni delle corriere, parcheggi, caselli autostradali. Non prima, però, di aver spiegato ai taglieggiati che i soldi erano richiesti per una buona e nobile causa: finanziare la ricerca dei biologi di una società bolognese specializzata in tecniche di fecondazione assistita e in stretto contatto con l’ospedale di Pieve di Cadore. Inutile aggiungere che, a seguito degli scrupolosi controlli eseguiti dalle Fiamme Gialle, detta società non ha ricevuto neanche un centesimo. Una volta sgombrato il campo da equivoci, Cetera passava alla spiegazione dei dettagli. Il pagamento doveva essere eseguito rigorosamente in contanti. In un caso i finanzieri sono riusciti a filmare l’esazione. È successo in un bar di San Donà di Piave (Venezia): si vede il passaggio di una busta contenente 2.000 euro in contanti dall’aspirante mamma al primario dispensatore di speranze. Il video è stato diffuso da tutti i siti e ha scatenato commenti assai poco lusinghieri nei confronti del guru delle facondazione assistita. E dire guru è dire poco, visto che qualche mese fa era stato giustamente elogiato per essere riuscito a inseminare artificialmente una donna che ha 48 anni ha poi partorito il secondogenito.

Pochi dubbi, insomma, sulla sua competenza e professionalità. Per questo le coppie taglieggiate, di tutti i ceti sociali, hanno aperto i portafogli senza farsi troppe domande. Ore le domande, a Cetera, le faranno i giudici.

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