Reality show in Olanda: Bin Laden assolto, il Papa no

Osama Bin Laden: assolto. Benedetto XVI: condannato. Che gli olandesi fossero persone liberali e senza pregiudizi, era noto. Che fossero capaci di giudizi così originali, magari un po' meno. Eppure è tutto vero: o meglio, tutto «reality».
Già, perché ad Amsterdam, patria dei reality show (anche il Grande Fratello è nato qui), va in onda un nuovo programma: Advocaat van de Duivel (Avvocato del diavolo), sulla rete pubblica Avro. Un programma che sembra fatto per stupire: due settimane di vita, due sentenze ed entrambe quantomeno discutibili. Primo episodio del programma: sul banco degli imputati sale il pluriricercato Bin Laden, la mente di Al Qaida, l'uomo dietro l'attentato delle Torri Gemelle che ha cambiato per sempre il mondo. L'accusa ha a disposizione foto, filmanti, deposizioni. Oltre a migliaia di articoli di giornale e una convinzione radicata in tutto il mondo occidentale. Eppure... qualcosa va «storto». E l'avvocato difensore, Gerard Spong, principe del foro olandese, fra i più celebri e più pagati, riesce a strappare l'assoluzione per il suo «cliente». In fondo, che Bin Laden e Al Qaida siano veramente colpevoli dell'11 settembre non è mai stato provato.
Passa una settimana, e arriva la puntata numero due. Questa volta l'imputato è il Papa, Benedetto XVI. A difenderlo, lo stesso Spong, che tanto brillantemente ha fatto assolvere il ricercato numero uno. Potrebbe sembrare una causa facile, ma i capi d'accusa contro il Santo Padre sono pesanti: una posizione discriminatoria contro omosessuali e donne, legittimazione dell'antisemitismo e milioni di morti per colpa dell'Aids. Insomma, una fedina penale mica da ridere. In particolare, le accuse sull'antisemitismo sarebbero correlate al ritiro della scomunica ai lefebvriani (evento che ha portato all'uscita dalla Chiesa di Jean-Pierre Wils, noto professore belga di teologia presente in trasmissione) e quelle sull'Aids alle frasi recentemente pronunciate in Africa sull'utilizzo dei preservativi.
Questa volta l'arringa difensiva di Spong non è servita: a poco è valso ricordare come «la Chiesa cattolica sia l'unica che difende gli omosessuali», come «le donne vengano santificate e la preghiera più popolare sia l'Ave Maria» o come spesso siano i preti nelle missioni a prendersi cura dei malati di Aids. Troppo poco per contrastare i video messi in onda durante la trasmissione, dove il Pontefice è inquadrato assieme a una svastica, a barattoli di veleno, a uomini tutti pelle e ossa davanti a un vagone del treno come quelli per i deportati o ad africani moribondi e alla bara di un bambino. La giuria - rigorosamente popolare e composta da 5 membri - ha espresso il suo giudizio e lo ha fatto all'unanimità, assolvendo il Papa soltanto per il caso Williamson e l'infamante accusa di antisemitismo.
Insomma, dopo il botta e risposta con il Belgio (sempre a riguardo delle parole pronunciate a marzo sui preservativi), il Papa è stato - letteralmente - messo sotto processo anche in Olanda.

Ma le polemiche, ovviamente, non sono mancate: «Perfino per la liberale Olanda Avvocato del diavolo è troppo azzardata», accusa la rivista specializzata Hollywood Reporter. E se fino al 13 maggio la trasmissione rimane programmata come da palinsesto, il suo futuro è tutto da decidere.

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