Le reazioni Obama: «Ho il cuore a pezzi». E intanto pensa alla riforma sanitaria

«Francamente non mi preoccupa non essere presidente. Mi preoccupa che lo sia qualcun altro». Parlava così, ironico e pungente Edward «Ted» Kennedy, «il vecchio leone», senatore dal 1962, prima che ieri le cancellerie di tutto il mondo gli tributassero l’ultimo saluto, un mix di commozione sincera e retorica, dopo che l’ultimo dei Kennedy, fratello dell’ex presidente John e del candidato alla presidenza Bob, entrambi assassinati, si è spento a 77 anni per un tumore al cervello nella sua casa di Hyannis Port, Massachusetts.
«Icona politica» lo definisce il governatore della California Schwarzenegger. «Il senatore dei senatori» lo chiama il premier britannico Gordon Brown. «Uno dei leader più influenti del nostro tempo», aggiunge l’ex presidente democratico Bill Clinton. È notte negli Stati Uniti quando - parola di George W. Bush, il «nemico» - l’uscita di scena di Ted «segna la fine di un capitolo nella storia del Congresso». Di più: nella storia d’America. Perché Ted Kennedy è di fatto l’ultimo simbolo della dinastia che ha dominato la politica americana degli anni Sessanta, insieme con i suoi fratelli icona democratica d’America.
«Ha amato questo Paese e gli ha dedicato la vita», ricorda la famiglia. E in effetti prima di morire Ted ha chiesto d’urgenza di essere sostituito in Senato per evitare che la sua assenza potesse far mancare un voto decisivo durante l’imminente discussione in Senato sulla riforma sanitaria. È anche per questo che l’addio più accorato, di certo quello più atteso e incisivo, arriva dal suo «figlio adottivo». Ci pensa Barack Obama, il prediletto, l’uomo che Ted ha lanciato in campagna elettorale e per il quale ha tradito Hillary Clinton, a ricordare «che l’America ha perso un grande leader», «un difensore del sogno americano», «il più grande senatore della nostra epoca».
In maniche di camicia, dall’isola di Martha’s Vineyard dove è in ferie con la famiglia, Obama ha ammesso di avere il «cuore a pezzi» per la morte di Ted, «i cui ideali hanno lasciato un segno». Il presidente sa bene che ora dovrà giocare la sfida sulla riforma sanitaria senza l’«amico e consigliere». E che l’uscita di scena di Ted e la forza del suo messaggio potrebbero favorirlo.
«È stato un legislatore impareggiabile, che capiva bene quando restare fermo sulle sue posizioni e quando ricercare invece un compromesso su cui costruire il progresso», ha ricordato ieri Hillary Clinton, che pure a lui deve la sconfitta alle primarie. «Il vecchio leone» credeva infatti che con Obama si sarebbe aperta una nuova epoca. «Per me - disse a Denever nell’agosto del 2008 - questa è una stagione di speranza».
La stagione si è aperta. E «il vecchio leone» sapeva che Obama doveva procedere da solo nel suo cammino.

Prima di morire aveva visitato Arlington e incontrato gli ufficiali dell’esercito che gestiscono le cerimonie funebri nel cimitero militare di Washington. Sarà sepolto lì, un posto nella storia, accanto ai fratelli John e Robert.

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