"Con la regina Margherita racconto le radici dell'Italia"

Nel suo nuovo romanzo la scrittrice Alessandra Selmi porta il lettore nella Villa di Monza dove si incrociarono molti destini

"Con la regina Margherita racconto le radici dell'Italia"
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La prima regina (Nord, pagg. 382, euro 20) romanzo di Alessandra Selmi, è uno dei libri più venduti di questo inizio 2025. Il romanzo storico, ma virato al femminile o in chiave di saga familiare, è uno dei generi di maggior successo, basti pensare a I Leoni di Sicilia, La portalettere (entrambi Nord) o Come l'arancio amaro (Bompiani). Alessandra Selmi si è già dedicata al genere con Al di qua del fiume, romanzo che racconta la saga degli imprenditori Crespi e le vicende del paesino di Crespi d'Adda, nato dalla loro utopia industriale.

In questo caso però si è cimentata con un pezzo di Storia d'Italia di grande respiro. La vicenda di Margherita di Savoia - Genova, prima regina d'Italia e consorte di Umberto I che venne assassinato da Gaetano Bresci il 29 luglio del 1900, per vendicare i morti provocati dall'esercito durante l'insurrezione di Milano. Selmi descrive il complesso rapporto tra Umberto, legatissimo alla sua amante Eugenia Litta, e la giovane cugina Margherita che sposò in un matrimonio combinato. E poi dedica largo spazio, quello in cui può maggiormente usare l'immaginifico da scrittrice, al personale di palazzo della Reggia di Monza, per creare un trait d'union tra il mondo della nobiltà e quello del popolo italiano dell'epoca, che in larga misura viveva di stenti.

Abbiamo chiacchierato con lei per capire come ha ricostruito questo piccolo mondo antico da cui però dipende molto della nostra contemporaneità.

Alessandra Selmi, perché ha deciso di raccontare la storia della Regina Margherita?

«Allora la scelta deriva da una considerazione biografica. Sono di Monza e la Villa Reale di Monza è strettamente legata alla storia di Umberto e Margherita. La ricevettero in dono da Vittorio Emanuele II per le loro nozze portandola ad un fasto strepitoso. Quando poi Umberto I venne ucciso proprio a Monza ci fu un nuovo periodo di oblio. Perché Margherita decise di non tornarci più... Insomma la storia di Margherita è la storia anche di casa mia».

Margherita è un personaggio ambivalente. Alcuni storici mettono l'accento sul suo essere molto retriva e sull'aver spinto Umberto verso le scelte repressive che portarono poi anche al suo assassinio.

«Io nel mio romanzo volevo raccontare l'aspetto intimo del personaggio. Mi sono imbattuta in un personaggio forte e determinato. Si rammaricava di non essere un maschio e di non poter andare in guerra. Di certo portò la corona con abnegazione. E dentro un recinto dorato riuscì a crearsi uno spazio di indipendenza. A tratti oscurando il marito che non amava i doveri di corte. Sicuramente aveva una sua rigidità, io ho cercato l'essere umano sotto. La ragazza di 17 anni che viene data in sposa ad un cugino che non la ama e ha un'amante molto ingombrante e una serie di altre donne. Per dirla come lo disse Lady Diana un matrimonio molto affollato. Ma Margherita portò sia la corona che le corna con grande dignità».

Umberto ebbe un lunghissimo e chiacchieratissimo rapporto con Eugenia Litta Visconti Arese. E dovette gestire la presenza di un padre molto ingombrante...

«Tratteggiare Umberto è stato più facile, ci restano sue frasi come: Diventare Re... un pensiero che invecchia. Sappiamo che detestava i fratellastri, i figli illegittimi di Vittorio Emanuele II, che hanno funestato la sua infanzia. In questo contesto il suo grande amore è stato la Litta, sino all'ultimo giorno di vita. Lo conosciamo bene nel suo essere un re riluttante che però alla fine ha accettato le sue responsabilità».

Questa è la parte nobile del romanzo. Ma, con più spazio alla fantasia, lei ha raccontato nel dettaglio la vita del personale di servizio della Reggia. Come l'ha caratterizzato?

«Per questa parte bassa della vicenda, bassa in tutti i sensi perché spesso si muove tra le cucine e le cantine, ho utilizzato personaggi inventati. Al contrario di quanto accade per la corte. Per i monarchi conosciamo moltissimo, persino l'ultimo menù mangiato da Umberto prima di essere ucciso. Ma nell'inventare mi sono aggrappata ai documenti dell'epoca, agli articoli di giornale, alla manualistica per il personale di servizio».

C'è una via di mezzo. Uno dei personaggi principali è il giornalista Achille Riva, che non è esistito ma assomiglia ad alcuni giornalisti noti dell'epoca.

Fa pensare a...

«A Paolo Valera, grande giornalista dell'epoca. Sì è ispirato a lui, che scrisse una biografia sferzante di Umberto. Ci ho attinto molto e non potevo non omaggiarlo. Non è lui ma mi ha ispirato».

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