Roma - Il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, getta la spunga e si è autosospende. Così, mentre i poteri vengono delegati al vicepresidente Esterino Montino, il governatore si fa da parte dopo esser stato ricattato da quattro carabinieri in possesso di un video che lo ritrarrebbe durante un rapporto intimo. A far pressione i vertici del Pd alle prese con le primarie che, dopo l'annuncio, hanno tirato un sospiro di sollievo: "La scelta di Marrazzo di dimettersi, attraverso un breve percorso che garantisca il funzionamento della Regione Lazio, è un atto di responsabilità". E' quanto si legge in una nota del Pd, concordata tra i tre candidati alla segreteria del partito. In mattinata i quattro carabinieri sono stati chiamati a rispondere alle domande del gip Sante Spinaci.
Marrazzo getta la spugna "Ho detto la verità ai magistrati prima che l’intera vicenda fosse di pubblico dominio". Dopo una giornata di forti pressioni Marrazzo lascia la presidenza della Regione. Si fa da parte: "L’inchiesta sta procedendo speditamente anche grazie a quelle dichiarazioni, che sono state improntate dall’inizio alla massima trasparenza". Poi ammette che si tratta di "una vicenda personale in cui sono entrate in gioco mie debolezze inerenti alla mia sfera privata, e in cui ho sempre agito da solo". "Nelle condizioni di vittima in cui mi sono trovato ho sempre avuto come obiettivo principale quello di tutelare la mia famiglia e i miei affetti più cari - continua l'ex governatore del Lazio - gli errori che ho compiuto non hanno in alcun modo interferito nella mia attività politica e di governo". Marrazzo si dice "consapevole che la situazione ha ora assunto un rilievo pubblico di tali dimensioni da rendere oggettivamente e soggettivamente inopportuna la mia permanenza alla guida della Regione, anche al fine di evitare nel giudizio dell’opinione pubblica la sovrapposizione tra la valutazione delle vicende personali e quella sull’esperienza politico-amministrativa". Da qui la decisione di autosospendersi immediatamente e conferire al vicepresidente la delega ad assumere la provvisoria responsabilità di governo "rinunciando a ogni indennità e beneficio connessi alla carica".
Gli interrogatori: i carabinieri restano in carcere I quattro carabinieri sono stati
chiamati a rispondere alle domande del gip Sante Spinaci, cui la procura ha chiesto la convalida del fermo dei militari e la
contestuale emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in
carcere nei loro confronti. "Forse Marrazzo non c’era. Non sono sicuro che la persona che ho
visto fosse lui. Forse era una persona somigliante", ha detto il maresciallo dei carabinieri Antonio Tamburrino. Secondo quanto spiegato dal sui difensore,
l’avvocato Mario Griffo, Tamburrino ha reso davanti al giudice,
nell’interrogatorio di convalida, "spiegazioni ampie". "Il dato importante dell’interrogatorio - ha detto il penalista -
è che il mio assistito ha espresso dubbi sulla presenza di
Marrazzo nel video a precisa domanda del giudice che voleva
chiarimento in merito".
Il
maresciallo è accusato di ricettazione: è lui dei quattro militari indagati che si sarebbe dovuto occupare
della commercializzazione del video nel quale Marrazzo sarebbe
ritratto in un appartamento insieme con un trans. Tamburrino ha
ricevuto il cd da uno degli altri militari ora in carcere.
I quattro carabinieri restano in carcere, lo ha deciso il Gip di Roma Sante Spinaci al termine degli interrogatori a Regina Coeli.
Sono accusati a vario titolo di estorsione, violazione della privacy e violazione di domicilio.
Nel video anche esterni e auto di servizio Il video girato che testimonierebbe dell'incontro tra Marrazzo e un transessuale avrebbe anche un breve fermo immagine che riprenderebbe l'auto di servizio del presidente. Nell'inquadratura si vede appunto l'auto blu e visibile anche la targa. Poi ci sono le brevi riprese interne. Secondo alcune indiscrezioni Marrazzo si sarebbe recato più volte a via Gradoli con l'auto di servizio facendosi lasciare però ad alcune centinaia di metri e poi proseguire a piedi verso l'appuntamento. Al momento comunque, agli atti dell'inchiesta non sono emerse responsabilità giudiziarie di nessuno all'infuori dei quattro militari della compagnia dei carabinieri di Trionfale arrestati.
I Ros nell'appartamento del trans È durata fino a notte fonda la perquisizione effettuata dai carabinieri del Ros in un condominio di via Gradoli, periferia nord di Roma, dove nel luglio scorso sarebbe avvenuto l’incontro tra Marrazzo e il trans. I militari dell’Arma, circa una decina, hanno perquisito alcuni appartamenti e identificato sette persone (guarda la gallery). Secondo quanto si apprende i primi piani delle due palazzine che compongono il condominio vengono abitualmente utilizzate dai transessuali per gli incontri con i clienti.
Il trans Brenda: mai avuto rapporti con lui "Non ho mai avuto rapporti con Marrazzo. Si è visto da queste parti, ma io non c'entro niente, non so niente". Lo ha detto Brenda, transessuale brasiliano tirato in ballo dalla collega Natalie e indicato come uno dei frequentatori del presidente della Regione Lazio. Avvicinato da giornalisti e fotografi in via dei Due Ponti, a pochi passi da via Gradoli, Brenda, soprannominato "Brendona", é apparso infastidito, ma non si è sottratto alle domande dei cronisti. "E' stato con Natalie - ha aggiunto parlando della vicenda Marrazzo - l'ha detto anche lui".
Altri transessuali, amici di Brenda, sono stati avvicinati dai giornalisti: "Chi è che non lo frequentava? - ha dichiarato uno di essi riferendosi a Marrazzo - è una persona gentile che dava parecchi soldi". Un altro, rispondendo alla domanda sui motivi per i quali Natalie avrebbe chiamato in causa Brenda, ha risposto: "Perché Brenda gli levava meno soldi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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