La Regione Lazio non accredita la clinica e 400 disabili rischiano di finire per strada

Centinaia di handicappati, per la metà bambini, erano assistiti a Villa Fulvia dal 2006, quando furono chiuse le strutture riabilitative di «Lady Asl». Ma da dicembre la casa di cura chiuderà il reparto per mancanza di fondi e di autorizzazioni regionali.

Per le inadempienze della Regione Lazio, a dicembre rischiano di trovarsi in mezzo ad una strada 400 pazienti handicappati, metà dei quali bambini piccoli e non autosufficienti.
Sono stati assistiti finora dagli operatori della casa di cura Villa Fulvia, che è intervenuta dopo lo scandalo giudiziario del 2006 con la chiusura dei centri riabilitativi IKT, gestiti da "Lady ASL".
Ma ora il reparto di riabilitazione che li accoglie rischia di chiudere perchè da 3 anni e mezzo non ottiene dalla Regione l'accreditamento e i fondi necessari, malgrado le continue promesse.
Centinaia di familiari dei malati e i tanti operatori sanitari che lavoravano nei centri IKT, poi sono stati riassorbiti da Villa Fulvia e ora rischiano di nuovo il posto, si sono organizzati in due Comitati e in questi giorni hanno manifestato in massa sotto la sede della Regione , per opporsi all' interruzione dal prossimo dicembre dell'attività assistenziale e dei progetti riabilitativi.
Alcuni rappresentanti hanno ottenuto anche un incontro con il commissario straordinario per la Sanità, Elio Guzzanti. Hanno ottenuto anche nuove assicurazioni e promesse, ma la situazione finora non si è sbloccata.
«I pazienti - spiega l'avvocato Vera Tondi, che assiste il Comitato dei familiari- si vedrebbero privati di qualsiasi assistenza terapeutica. Infatti, le liste di attesa oramai sono sature e nessun centro sarebbe disponibile ad accoglierli. Le istituzioni, di fronte a questa situazione, sono rimaste totalmente inerti e appaiono assolutamente disinteressate al triste destino che segnerà il futuro dei 400 pazienti (la metà dei quali bambini, lo ribadiamo!) attualmente in terapia presso Villa Fulvia».
I malati sono tutti affetti da gravi patologie che li rendono non autosufficienti e rischiano tra pochi giorni di essere abbandonati al loro destino.
Nel 2006 vennero accolti dalla casa di cura Villa Fulvia, con il personale che prima lavorava nei centri di Lady Asl: lì hanno seguito il loro percorso terapeutico in un ambiente familiare e sereno che garantiva loro continuità di cura e di assistenza, con personale competente ed attento.
Ma ad ottobre la direzione di Villa Fulvia ha comunicato a pazienti ed operatori la sospensione, dal prossimo mese, dell'attività assistenziale e dei progetti riabilitativi. Una decisione annunciata come «ineludibile ed improrogabile», dovuta a penalizzanti provvedimenti adottati dalla Regione Lazio e dalla AUSL RM B e dal mancato accreditamento, anche solo provvisorio, della struttura. Tutte cose che hanno determinato una costante diminuzione, nel corso degli anni, delle risorse finanziarie.
Una situazione gravissima, dunque, che si ripercuote, sui pazienti. Se venissero dimessi, si troverebbero nella paradossale condizione di non poter accedere in nessuna struttura se non dopo anni ed anni di attesa.
I familiari dei malati e i lavoratori hanno chiesto inutilmente e più volte alla Regione un incontro per valutare soluzioni alternative alle dimissioni.
Alla fine hanno cercato di far sentire le loro voci manifestando davanti alla Regione Lazio, per opporsi alle iniziative di taglio e razionalizzazione della spesa sanitaria regionale e denunciare la «totale inerzia» di fronte a situazioni così gravi.
«Questa è una vera e propria negazione - dicono - del diritto alla salute dei soggetti portatori di disabilità, attuata attraverso la cessazione delle attività di riabilitazione».
I manifestanti si lamentano dell'assoluta mancanza da parte delle istituzioni di sostegno alle famiglie, sulle quali graverebbe tutto il peso dell'assistenza del familiare disabile. E accusano la politica sanitaria regionale di non fare che aggravare indiscriminatamente questo peso.
«Uniche vittime - si legge in un comunicato del Comitato familiari dei pazienti - di tali poco lungimiranti misure di contenimento dei costi risultano essere le famiglie dei portatori di disabilità e i disabili stessi i quali, pur avendo l'intangibile diritto ad una rete sociale a cui rivolgersi per colmare le lacune o per avere sostegno psicologico e organizzativo onde sopperire alle notevoli e complesse necessità quotidiane, si vedono ulteriormente e gravemente penalizzati da un'istituzione che, ben diversamente, dovrebbe tutelarli».


Familiari dei pazienti ed operatori sanitari assicurano che, se nessun provvedimento sarà adottato dalla Regione, malgradole garanzie verbali fornite dal Commissario ad acta Guzzanti, continueranno «a lottare in ogni forma, a salvaguardia dei loro diritti intangibili, allo stato, calpestati da tutte le istituzioni».

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