Repliche dei film, riappare il «tesoro» da 120 milioni dei diritti agli artisti

Buone notizie per i 70mila artisti italiani e stranieri creditori dell’Imaie, l’Istituto per la tutela dei diritti di interpreti ed esecutori, che è stato messo in liquidazione l’estate scorsa: nei prossimi giorni riceveranno a titolo di anticipo il 30 per cento del loro «tesoro» che sembrava scomparso e che ammonta a quasi 120 milioni di euro. Lo assicura Giovanni Galoppi, uno dei tre commissari liquidatori nominati dal tribunale di Roma dopo che il Consiglio di Stato aveva resa esecutiva l’estinzione dell’Istituto.
L’Imaie è l’ente costituito nel 1977 dalle Federazioni dello spettacolo di Cgil, Cisl e Uil per tutelare i diritti di attori e musicisti all’equo compenso connesso alla riutilizzazione o la riproduzione radio e tv delle opere interpretate o eseguite in base a quanto prevede la normativa sul diritto di autore. Ma l’Istituto, Ente morale dal 1994, si è dimostrato incapace di assolvere ai suoi compiti. E, come spiega il provvedimento che ha deciso la sua estinzione, aveva incassato 118 milioni di euro ma non li ha mai distribuiti ai diretti interessati. La spiegazione ufficiale? Ambiguità delle norme e difficoltà di rintracciare i beneficiari. Secondo la relazione che accompagnava il consuntivo 2007, gli artisti con diritto all’equo compenso erano oltre 58mila ma di questi ne erano stati individuati, ai fini della distribuzione del raccolto, solo poco più di mille e 600.
Insomma, l’Imaie era un carrozzone come ce ne sono ancora troppi in Italia. Ma adesso, almeno pare, sta per cambiare passo definitivamente. E per la prima volta mette a disposizione degli artisti una parte dell’equo compenso al quale hanno diritto. Soprattutto perché i liquidatori hanno individuato oltre 70mila diretti interessati. Logica, dunque, la soddisfazione dell’avvocato Galoppi rispetto al lavoro svolto con gli altri due commissari, il professor Enrico Laghi e l’avvocato Giuseppe Tepedino. «A tempo di record - spiega il legale - abbiamo fatto tutto quello che ci consente di conservare il patrimonio dell’Istituto per poterlo poi restituire ai legittimi proprietari, che sono gli artisti interpreti ed esecutori risultanti dall’elenco depositato in tribunale. E così nei prossimi giorni potremo anticipare il 30 per cento del loro credito maturato nei confronti dell’ente».
Altro motivo di grande soddisfazione è la chiusura dell’accordo con le maggiori reti tv sulle «spettanze» degli anni 2008 e 2009. «Tutte le situazioni pregresse verranno esaminate con attenzione», promette Galoppi che dice: «intanto ci siamo garantiti da Rai e Mediaset il 100 per cento di quanto dovevano all’Istituto».
A questo punto è logico prevedere che chi si era opposto alla liquidazione dell’Imaie resti isolato a difendere l’indifendibile. I segnali sono incoraggianti.

Articolo 21, l’associazione di Giuseppe Giulietti sempre in prima fila per la libertà di informazione e la cultura, chiede sì al governo di ritirare il decreto legge sul nuovo Imaie perché «serve un confronto parlamentare». Ma almeno non pretende di tornare alla situazione ex ante, a differenza dei 440 «pasdaran» di Artisti 7607, come Claudio Santamaria, Elio Germano e Neri Marcorè.

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