Il retroscena L’incontro segreto di Tremonti con Benedetto XVI

L’incontro, riservatissimo, è avvenuto circa un mese fa. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti è stato ricevuto in Vaticano da Benedetto XVI per un’udienza privata, della quale non è stata data notizia. Tremonti non ha visto il Pontefice a tu per tu, ma era accompagnato da Ettore Gotti Tedeschi, il nuovo presidente dello Ior, l’uomo chiave dell’«operazione trasparenza» nelle finanze vaticane fortemente voluta dal Papa e dal Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Gotti Tedeschi, che lo scorso settembre ha assunto la guida dell’Istituto per le Opere di religione, è apprezzato sia da Ratzinger che da Bertone, ed è al contempo uno stimato consigliere del ministro dell’Economia.
L’incontro, spiegano autorevoli fonti dei sacri palazzi, «non aveva alcuna finalità politica» e s’inserisce piuttosto nel quadro dei rapporti che a Oltretevere sono stati mantenuti negli ultimi due anni con esponenti di spicco del mondo economico, per monitorare lo stato della crisi. Gotti Tedeschi, editorialista dell’Osservatore Romano, prima ancora di diventare presidente dello Ior, ha contribuito al lavoro preparatorio per la stesura dell’enciclica sociale Caritas in veritate, pubblicata nel luglio 2009. E proprio Tremonti è stato tra coloro che hanno maggiormente apprezzato a sostenuto il messaggio papale contenuto nel documento, considerandolo «una guida per la politica» e rilevando come gli ultimi vent’anni, caratterizzati da cambiamenti epocali, abbiano postulato la necessità di un «pensiero che non può restare uguale a quello del passato» e che «non può essere solo mercantile, deve essere pensiero civile». Il ministro dell’Economia aveva definito l’enciclica «il primo grande documento di analisi e riflessione sul nuovo mondo».
Ma non va dimenticato neppure che Benedetto XVI aveva letto e apprezzato il libro di Tremonti, La paura e la speranza, che insisteva sulla decadenza di un’Europa senza radici e citava il Pontefice ricordando come non si possa governare «la storia con mere strutture materiali, prescindendo da Dio».
Fino al mese scorso, se si esclude un breve saluto a Lorenzago di Cadore, c’era stato un unico incontro durante il quale il ministro aveva avuto la possibilità di colloquiare con il Pontefice. Era avvenuto in una sala del vescovado di Bressanone, nell’agosto 2008, dopo la recita dell’Angelus di Benedetto XVI che stava trascorrendo lì le sue vacanze. A quell’incontro era presente anche l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che qualche tempo dopo avrebbe definito Tremonti «un laico ratzingeriano, un uomo sinceramente affascinato dal pensiero del Papa. Affascinato dal concetto di laicità positiva che considera la religione una risorsa per la società, non un freno».
Tremonti, credente, uomo ponte tra il Pdl e la Lega Nord, non è certo nuovo ai rapporti con la Chiesa. È stato l’autore della parte economica del nuovo Concordato firmato nel 1984 da Bettino Craxi e dal cardinale Agostino Casaroli. Nell’ultimo periodo, il ministro dell’Economia ha intensificato le sue relazioni con il mondo ecclesiastico. Un anno fa ha incontrato insieme a Umberto Bossi e al ministro Calderoli, il patriarca di Venezia Angelo Scola, e ha al contempo rafforzato i suoi contatti con gli uomini chiave del governo vaticano.
Secondo diversi osservatori, si deve anche al paziente lavoro di Tremonti la svolta che ha portato il Carroccio ad abbandonare il folklore del «dio Po» e a rinsaldare i legami con la Chiesa cattolica.

Legami che peraltro non sono mai venuti meno, dato che i parlamentari leghisti, al momento del voto in aula, si sono sempre espressi in sintonia con il pensiero cattolico ogni qual volta erano in gioco temi etici e «valori non negoziabili».

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