La Rice e Straw a Bagdad: ultimatum a Jaafari

Gian Micalessin

Condoleezza Rice e Jack Straw si guardano bene dall’ammetterlo, ma il loro silenzio è un segreto di Pulcinella. Non fosse per quell’impiastro di Ibrahim Al Jaafari, il segretario di Stato americano e il ministro degli Esteri britannico ieri non si sarebbero precipitati a Bagdad. Certo, loro raccontano di essere volati da Londra nella capitale irachena soltanto per imprimere un’accelerata alla formazione del nuovo governo. «Rispetteremo chiunque venga designato premier, ma gli iracheni devono procedere in fretta alla designazione del governo», ripeteva Straw.
A Bagdad nessuno ignora però che il principale ostacolo alla formazione di un governo di unità nazionale si chiama Ibrahim Jaafari. E il vero motivo della trasferta congiunta dei due ministri degli Esteri è proprio l’eliminazione di quell’ostacolo. Irremovibile da 50 giorni nel rifiutare qualsiasi compromesso non solo con curdi e sunniti, ma anche con le altre compagini del blocco sciita che domina il Parlamento Jaafari ha ormai esasperato i suoi stessi alleati.
Così, mentre un eccezionale e inatteso acquazzone costringeva la Rice e Straw a rinunciare all’elicottero e a sfidare il rischio imboscate percorrendo in convoglio la pericolosissima strada dall’aeroporto alla Zona verde, i politici iracheni mettevano a punto la resa dei conti.
Nei giorni scorsi lo Sciiri (Supremo consiglio per la rivoluzione islamica in Irak ) la principale formazione dell’alleanza sciita e altri tre gruppi politici avevano già messo in minoranza il partito Dawa di Jaafari e i suoi alleati, legati al ribelle Moqtada Sadr. Dopo aver ordinato ad Al Jaafari di formare il governo in 24 ore o di andarsene, lo Sciiri è ora pronto allo scontro diretto.
Jalal al-Deen al-Saghir, un esponente dello Sciiri assai vicino all’ayatollah Alì Sistani, massima autorità religiosa sciita in Irak, ieri ha per la prima volta sparato contro il premier incaricato. «Sono passati 50 giorni dalla nomina di Jaafari e l’Alleanza non è riuscita a superare le obiezioni generate dalla sua nomina... Per questo chiedo a Jaafari di rinunciare ricordando che un candidato deve - oltre a beneficiare del consenso delle altre liste - essere anche accettato internazionalmente».
La visita di Straw e Condoleezza Rice sembrava una diretta conferma di quelle parole. «Tutti devono aver ben chiaro che è tempo di dare vita a un governo di unità nazionale – ripeteva la Rice sottolineando come la presenza sua e di Straw a Bagdad sia un segnale di quell’urgenza. Arrivati alla Zona verde, i due ministri degli Esteri hanno incontrato il presidente Jalal Talabani, il vicepresidente Adel Abdel Mahdi, il numero uno dello Sciri, Abdel Aziz al Hakim, e per ultimo lo stesso Al Jaafari. Un incontro, quello con Al Jaafari, alquanto turbolento a giudicare dal sorriso teso con cui la Rice ha liquidato i giornalisti annunciando di non prevedere dichiarazioni né conferenze stampe comuni. Molto più calorosi invece gli incontri con il vicepresidente Acel Abdel Mahdi, il vecchio rivale di Al Jaafari, oggi più che mai in corsa per rimpiazzarlo.
La formazione di un governo d’unità nazionale è per Washington e Londra un’assoluta priorità in vista di un progressivo ritiro delle truppe.

La presenza sunnita nell’esecutivo punta, nei piani americani, ad evitare la guerra civile con gli sciiti e ad avviare negoziati con la guerriglia per abbassare il livello della violenza e isolare le formazioni legate al terrorismo fondamentalista.
I comandi americani hanno intanto annunciato ieri la morte di sei militari, tra cui i due piloti di un elicottero Apache precipitato sabato.

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