Ma riconoscendolo si colpisce il Marocco

La Camera ha approvato con maggioranza trasversale, ma su iniziativa e proposta della sinistra estrema, una mozione che propone il riconoscimento dello status diplomatico alla rappresentanza in Italia del Fronte Polisario. Un po’ di storia è necessaria per capire. Il Fronte è il movimento armato fondato nel 1973 da un gruppo di giovani militanti anticoloniali per rivendicare l’indipendenza del popolo Saharawi, un insieme di tribù che vivono nel Sahara Occidentale, fino al 1976 colonia spagnola.
Nel 1976, dopo il ritiro della Spagna, il Fronte Polisario, che da allora è sostenuto finanziariamente e addestrato militarmente dall’Algeria, con l’appoggio di Libia e Cuba, ha proclamato la regione «Repubblica araba saharawi democratica», mentre una grande parte dei territori venivano occupati da Mauritania e Marocco. La Mauritania nel 1979 ha firmato un trattato di pace con il Fronte e ha richiamato le proprie truppe, il Marocco invece ha continuato a estendere il controllo sul Sahara Occidentale proclamandolo propria provincia.
Le Nazioni Unite sono intervenute dal 1991 con la Minurso, una missione di peacekeeping che vigila sul cessate-il-fuoco firmato nel frattempo. Tra il 1997 e il 2004 sono stati presentati dall’Onu e respinti dai contendenti cinque diversi piani di pace, compreso l’ultimo, il piano Baker. Il Marocco è disposto a concedere l’autonomia amministrativa al Sahara occidentale, il Fronte Polisario continua a chiederne l’indipendenza. Adesso, per la prima volta dopo dieci anni, sono stati avviati dei colloqui diretti. A giugno Marocco e Polisario si sono incontrati negli Stati Uniti sotto l’egida dell’Onu e si sono impegnati a riprendere i negoziati nella seconda settimana di agosto.
La bella pensata del Parlamento italiano, che prende posizione a favore del Fronte Polisario, interviene a gamba tesa in un negoziato aperto e delicato. Non solo si fa uno sgarbo grave e immeritato al re riformista, e con quale rischio di terrorismo, del Marocco. Riconoscere status diplomatico al Fronte Polisario equivale soprattutto a scavalcare il popolo saharawi e imporgli uno Stato, senza sapere se lo vogliono. Infatti non si è mai tenuto il referendum popolare più volte proposto affinché fossero loro a decidere il futuro del Sahara Occidentale, e questo perché il Fronte Polisario si è autoproclamato loro rappresentante, senza mai essere stato eletto. Scommettiamo che stanno meglio con un governo riformista che con un nuovo staterello castro marxista?
Accettare il Fronte Polisario come autorità politica unica e universale del popolo saharawi è stato uno dei tanti micidiali errori delle Nazioni Unite. Quanto al ruolo dell’Algeria, il quotidiano algerino filogovernativo El Kabar la scorsa settimana ha pubblicato in prima pagina la foto di Prodi sopra un articolo in cui si sostiene che il riconoscimento diplomatico del Polisario è il frutto di una strategia concertata con il premier italiano durante l’ultimo viaggio in Algeria qualche settimana fa.
L’onorevole Giorgia Meloni è giovane, e animata da intenzioni generose. Ma una cosa è stata visitare il deserto nel 2000 e subirne il fascino, altra prendere una decisione che riguardi Medio Oriente, Islam, lotta al fondamentalismo nel 2007, con i terroristi in casa, nella condizione tremenda che vive l'Occidente e l'Italia dopo l’11 Settembre del 2001.

I grandi politici anglosassoni, e non solo, coltivano la buona abitudine di consultare sempre degli esperti, una serie continua di briefing, prima di prendere iniziative soprattutto di politica internazionale. Ecco, anche questo servirebbe a non nutrire il coccodrillo.

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