Ricusato il giudice, accusò tre volte il gruppo Fininvest

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Il presidente della prima penale, Edoardo D’Avossa nel processo Medusa aveva condannato Silvio Berlusconi per poi vedere la sua impostazione accusatoria smentita in appello e azzerata in Cassazione. Aveva anche sostenuto che è fatto notorio che Fininvest gestisca fondi neri. Circostanza quindi, come dire, acquisita, di dominio comune. Data per scontata, passata dalle cronache alla storiografia.
Con quale serenità D’Avossa potesse allora celebrare il processo per i diritti televisivi, iniziato ieri nella solita coreografia mediatica destinata ai processi a Silvio & C., rimane un mistero. Tanto che lo stesso ha chiesto al presidente del tribunale di Milano di astenersi, visto che in passato ha letto, ascoltato, scritto e pensato in ben tre processi che toccavano il mondo Fininvest. Esprimendo valutazioni e conoscendo fatti e situazioni che lo pongono lontano da quella non conoscenza chiesta al magistrato assegnatario di un procedimento. Così ieri mattina il giudice ha chiesto di astenersi. Ma dopo, verrebbe da dire solo dopo, che i difensori di alcuni imputati, a iniziare da Nicolò Ghedini per il Cavaliere e la battagliera Daria Pesce, lo avevano ricusato.
Il processo è stato quindi subito rinviato a lunedì in attesa che il presidente pro tempore Tarantola decida se sostituire o meno D’Avossa. Già stamattina Tarantola dovrebbe depositare la sua decisione. Con due scenari possibili. O accoglie la richiesta di astensione e quindi il 27 novembre il dibattimento vedrà un nuovo presidente. Oppure respingere l’istanza facendo scattare in automatico la discussione sulla ricusazione da parte della Corte d’appello. Un’ipotesi che lascerebbe comunque in aula un giudice legittimato dal presidente del tribunale ma indebolito di fronte ad avvocati e imputati. D’Avossa ha quindi ritenuto di anticipare l’eventuale accoglimento della ricusazione, fatto sempre antipatico, chiedendo lui stesso di astenersi. «Trovo apprezzabile la decisione di D’Avossa - commentato Ghedini, difensore dell’ex presidente del Consiglio - perché ha ravvisato i motivi che abbiamo indicato alla sua attenzione nella nostra richiesta di ricusazione depositata questa mattina».
Per la vicenda Medusa, ovvero per l’acquisto da parte di Reteitalia della società Medusa, nel febbraio del 2000, Berlusconi era stato assolto per non avere commesso il fatto nel processo d’appello. Mentre nel dicembre del 1997, in primo grado, aveva subito una condanna a un anno e quattro mesi di reclusione. Mentre la procura aveva addirittura chiesto un anno e otto mesi. La sentenza suscitò particolare clamore perché si trattava della prima condanna subita dal leader di Forza Italia. L’ultima parola della Cassazione risale invece al gennaio del 2001 quando la Suprema corte respinse il ricorso della procura generale contro l’assoluzione in Appello.

I giudici con l’ermellino lo giudicarono «inammissibile». Due anni di reclusione invece è stata la pena inflitta da D’Avossa a Dell’Utri, dichiarato colpevole di tentata estorsione nell’aprile del 2004.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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