Riforme, D’Alema sfida Veltroni: «Sì al modello elettorale tedesco»

Il ministro degli Esteri: «Quel sistema ha molti vantaggi. La Cdl è caduta nella sua stessa trappola»

Riforme, D’Alema sfida Veltroni: «Sì al modello elettorale tedesco»

nostro inviato a Telese Terme (Benevento)
Sarà per rimarcare una qualche distanza da Walter Veltroni, sarà per compiacere Clemente Mastella dimostrandosi più disponibile di Silvio Berlusconi, eccoti Massimo D’Alema scendere anch’egli alla Festa dell’Udeur e dichiarare il suo sì al modello elettorale tedesco. Ma quale «bozza Chiti» propugnata dall’amico e compagno candidato alla segreteria del Pd, ma quali «aggiustamenti» alla legge elettorale in vigore dei quali s’accontenterebbe il Cavaliere, D’Alema si schiera per il proporzionale in salsa tedesca agognato da Udc, Udeur, Lega e Rifondazione. Per superare almeno il niet di Gianfranco Fini, il ministro degli Esteri propone di fissare nella nuova legge anche l’obbligo di scegliere l’alleanza prima delle elezioni. È così tranquillo Baffino, da irridere quanti vedono elezioni anticipate in autunno o a primavera. «La legislatura si va stabilizzando», assicura, «bisogna ragionare guardando ai prossimi 3 o 4 anni». Così, dopo la riforma elettorale, si può metter mano a quella costituzionale per porre rimedio «alla debolezza del governo centrale».
Sparato a zero sull’attuale legge elettorale varata dal centrodestra - «hanno fatto come Willy Coyote, che prepara le trappole e poi ci casca dentro» - e riconosciuto che è opportuno evitare il referendum, D’Alema ha ribadito la sua preferenza per il doppio turno di stile francese, che però «non raccoglie consenso». Dunque, via libera al sistema tedesco che ha «notevoli vantaggi: promuove l’aggregazione, chiama ogni forza politica ad assumersi le proprie responsabilità, e con la sfiducia costruttiva garantisce stabilità ai governi. Inoltre, si ritorna ad un rapporto diretto tra i partiti, gli elettori e gli eletti». Si obietta che non stabilisce le alleanze prima del voto? «A parte che in Germania le fanno prima», tranquillizza D’Alema, «e il problema non si pone. Sono tedeschi, si dirà. Va bene, poiché noi non siamo tedeschi possiamo stabilire per legge che le alleanze vanno decise prima». In ogni caso, meglio dei «pasticciati compromessi».
Come evitare i ribaltoni? D’Alema è certamente a conoscenza del lavoro che sta svolgendo Luciano Violante nella commissione di Montecitorio, e dunque auspica, oltre alla nuova legge elettorale, anche «una riforma costituzionale». Ci vuol tempo per questo, lo sa bene anche lui. Ma gli annunci dell’opposizione di elezioni a primavera gli fanno pensare «a quelle sette religiose che prevedono l’avvento che non arriva mai». Paterno, lungimirante e sicuro, tranquillizza: «Dobbiamo liberarci della visione nevrotica di una politica italiana sempre sull’orlo del cataclisma. La legislatura al contrario, si va stabilizzando, e mi piacerebbe che tutti ragionassero guardando non ai prossimi 15 giorni ma ai prossimi 3 o 4 anni».
Se lo dice lui... Tant’è che nel pomeriggio ha avuto l’appoggio di Enrico Letta, che ha sentenziato: «Saremmo irresponsabili se non cogliessimo l’occasione per fare una nuova legge elettorale: le condizioni ci sono». Mastella è comunque soddisfatto. Più che per la previsione di una legislatura normale, ovviamente per l’appoggio dalemiano al proporzionale tedesco. Nel pomeriggio infatti, sull’onda dell’appoggio di D’Alema il ministro della Giustizia ha avanzato una sua proposta di tregua e moratoria: «grande intesa» bipartisan per evitare il referendum e varare la riforma elettorale nonché quella costituzionale, con l’impegno comune di andare ad elezioni anticipate un anno prima della scadenza naturale della legislatura, cioè nel 2010.
Più o meno, quei 2 o 3 anni indicati da D’Alema, che per Mastella rappresentano «il tempo sufficiente per varare, dopo la legge elettorale, anche le riforme costituzionali in cantiere». La grande intesa dovrebbe basarsi sul «fair play politico». E cosa che più preme al leader dell’Udeur e ministro della Giustizia, l’accordo «porterebbe ad evitare il referendum elettorale, che rappresenta e rimane la notte buia in cui tutte le vacche sono nere».

Poi è arrivato Roberto Benigni per lo spettacolo serale di chiusura della festa. Avrebbe voluto prendere in braccio Mastella, come un tempo fece con Enrico Berlinguer. Ma data la differenza di peso, è stato Mastella a prendere in braccio lui.

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