Rodolfo Parietti
da Milano
Più esportazioni, ma anche - sorpresa - più consumi. Sono questi i due elementi virtuosi che hanno permesso al Pil italiano nel secondo trimestre di crescere oltre le attese, con unespansione dello 0,7% confermata ieri dal dato definitivo dellIstat. Ma gli economisti avvertono: complici i ripetuti aumenti petroliferi e i previsti rincari autunnali, la spinta delle spese private rischia di essersi affievolita già a partire dal periodo luglio-settembre.
Lincremento ottenuto a cavallo tra aprile e giugno è il più significativo dal primo trimo trimestre 2001, arriva dopo due trimestri consecutivi di contrazione e porta allo 0,1% il tasso di sviluppo annuo. Se la ripresa dellexport (più 5,5%), complice il deprezzamento delleuro, era già stata messa in conto, il recupero della domanda interna (più 0,8%) è giunto invece inatteso. «È un dato interessante - commenta Vincenzo Guzzo di Morgan Stanley - da valutare con una certa cautela per la forte volatilità che ha caratterizzato il primo semestre». «Ho limpressione - gli fa eco Luca Mezzomo, di Banca Intesa - che il dato benefici di una sorta di compensazione rispetto allandamento del primo trimestre, penalizzato eccessivamente».
Grazie al rimbalzo di aprile-giugno, gli uffici studi hanno in genere alzato le stime 2005. Morgan Stanley prevede una crescita zero (meno 0,3% in precedenza) e Banca Intesa dello 0,1%, lo stesso livello di Mps Finance (meno 0,4%), mentre Bank of America e JP Morgan hanno confermato la stima di crescita zero. Le valutazioni sulla seconda parte dellanno sono improntate a un certo pessimismo, sorretto dallapprezzamento dei prezzi petroliferi e dalle ricadute sulle famiglie. Lorenzo Codogno di Bank of America parla di «rimbalzo di un gatto morto più che di una vera ripresa». Antonio Cesarano di Mps Finance si interroga invece sul comportamento dei consumatori: «Con la fiducia ormai molto lontana dai massimi degli ultimi 15 anni toccati nel febbraio 2002 - spiega - ulteriori incrementi del prezzo del greggio potrebbero influire negativamente sui piani di consumo delle famiglie». Un fenomeno che potrebbe manifestarsi appieno nel quarto trimestre. Dice Mezzomo: «Le indicazioni sul terzo trimestre non sono brillanti, ma è probabile che la percezione dei rincari arriverà soprattutto con le bollette dautunno». Quella petrolifera, secondo lUp, sarà salatissima: quasi 23 miliardi di euro, contro i 17,1 del 2004.
Guzzo è infatti convinto che i nodi siano già venuti al pettine con il terzo trimestre, periodo in cui Morgan Stanley si attende una flessione del Pil pari allo 0,3%. «Il petrolio impatterà certamente sulla spesa per consumi: non siamo più negli anni 70, quando un meccanismo di indicizzazione difendeva i salari dallinflazione».
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