Rischiano fino a 10 anni di carcere i macchinisti del treno fantasma

BresciaRischiano dai due ai dieci anni di carcere il macchinista e il capotreno della locomotiva «fantasma» che giovedì mattina si è schiantata contro un treno passeggeri sulla linea Brescia-Edolo. L’accusa che pende sulle loro teste non è di poco conto: disastro ferroviario colposo e lesioni personali colpose, anche se nessuno dei 12 feriti dello schianto è grave.
I due al momento sono iscritti nel registro degli indagati. Il macchinista, N. D., 49 anni, 15 anni di anzianità alle spalle, è accusato anche di grave omissione delle procedure di sicurezza. Non avrebbe rispettato il protocollo che prevede, dopo aver timbrato il cartellino, di non abbandonare mai il treno, una volta portato sui binari. I due responsabili della locomotiva merci D343 hanno invece lasciato il posto di comando e si sono assentati per un caffè. Dai primi accertamenti sembra che il macchinista non abbia inserito il freno di sicurezza e che non abbia nemmeno azionato il cosiddetto pedale del vigilante, un dispositivo di sicurezza che va toccato all’incirca ogni tre minuti per accertare la presenza di un guidatore a bordo. Il treno quindi è partito da solo e ha cominciato la sua corsa irrefrenabile sui binari, senza nessuno alla guida. Quando in stazione ci si è accorti che la locomotiva non era più al suo posto, era troppo tardi per lanciare l’allarme: lo schianto con il treno dei pendolari in arrivo è stato inevitabile.
Ora sono in corso due indagini: una interna alle ferrovie Nord e una condotta dalla Polfer e dalla Procura di Brescia. Il caso è in mano al pm Claudia Moregola. Dal canto loro LeNord hanno accertato che la motrice abbandonata, un diesel, ha cominciato a muoversi sul binario per effetto dell’inerzia, acquisendo sempre più velocità durante il suo viaggio folle. La commissione interna della società attenderà i risultati delle indagini della polizia ferroviaria per decidere il da farsi. «Sanzioneremo i responsabili con provvedimenti - assicura il direttore generale Giuseppe Biesuz - commisurati alla gravità del fatto».
Nel frattempo la Polfer bresciana sta lavorando e, assicura il comandante, sarà in grado di trasmettere tutti gli atti alla Procura della Repubblica «nel giro di due settimane o al massimo venti giorni». Gli agenti hanno acquisito la «scatola nera» dei due treni e nei prossimi giorni analizzeranno la banda tachigrafica della locomotiva per ricostruire tutti i movimenti della motrice. Vale a dire per registrare i tempi, la velocità in partenza e la velocità raggiunta al momento dello schianto. Dopo di che depositeranno i verbali «tecnici» ai magistrati. La Polfer ha già interrogato i due macchinisti per ricostruire le dinamiche dell’incidente. Il giovane conducente del treno passeggeri, Nicola Ricci, abilitato al servizio da gennaio, ha riferito di aver fatto il possibile per frenare e limitare i danni dell’impatto frontale. Ha perfino urlato ai passeggeri di aggrapparsi prima dell’urto. Così come ha fatto anche il controllore. Anche N. D., macchinista della locomotiva, ha raccontato la sua versione dei fatti.

«Ci ha spiegato il motivo per cui non era a bordo del treno - riferisce il comandante della Polfer - e la sua deposizione è stata messa a verbale». A chi solleva questioni sulla sicurezza della linea, LeNord rispondono che negli ultimi cinque anni sono stati investiti 100 milioni per ammodernare la tratta.

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