Kiev, 2013. Olga è una giovane ginnasta ucraina che sta preparando, con le compagne di squadra, i prossimi campionati europei. Vive la spensieratezza della sua giovane età, nonostante una mamma giornalista «distratta» dal suo lavoro. Anche perché la donna è nel mirino del governo filorusso di Viktor Yanukovych, da lei attaccato con articoli coraggiosi. Con tanto di speronamento di auto che spinge la madre a spedire Olga in Svizzera, dove vivono i parenti del defunto marito, svizzero-francese. Non sarà facile per l'adolescente integrarsi in una realtà che la isola e, come se non bastasse, le arrivano, dal cellulare, le immagini della rivoluzione di piazza Maidan. Che fare? Ora che ha preso la nazionalità svizzera, per gareggiare, continuerà a seguire il suo sogno sportivo o il cuore la richiamerà nel suo Paese che si sta rivoltando?
Curiosa la storia di questo bel film. Elie Grappe, esordiente regista franco-svizzero, ne ha iniziato la stesura a 22 anni, completandolo e dirigendolo 5 anni dopo. La sua giovane età gli ha permesso di raccontare al meglio il travaglio emozionale di una adolescente come la protagonista Olga, travolta da qualcosa più grande di lei. Tutto maledettamente credibile, quasi fosse una docufiction. Grazie al 4:3, il suo sguardo di ghiaccio vale da solo il prezzo del biglietto e viene inseguito per raccontarne il travaglio psicologico. Anastasia Budiashkina, che è una vera ginnasta, come lo sono molte delle atlete che vediamo in gara, allenatori compresi, è un'Olga perfetta per la capacità di nascondere emozioni che, in realtà, filtrano dai suoi comportamenti.
Una narrazione serrata, aiutata da un montaggio perfetto che, a un certo punto, viene interrotta, nella parte finale, dai filmati di repertorio, a memoria di qualcosa che è stato maledettamente vero. Più che un film sportivo, questo è decisamente politico, almeno nel cuore.
Gli occhi di Olga sono i nostri nei confronti di una nazione, l'Ucraina, che, negli ultimi anni, ha visto tanti suoi figli allontanarsi all'estero, con il tormento di averla abbandonata e tradita. Grande cinema, sempre più raro.
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