Robin Hood fa fuori Galiazzo «Ma questo da dov'’è sbucato?»

nostro inviato a Pechino

E quindi un novello Robin Hood made in England ha infilato come spiedini i nostri ragazzi. Si chiama Alan Wills. «Non lo avevamo mica incontrato prima, non lo conoscevamo mica» dicono all’unisono gli arcieri azzurri e sverniciati adottando lo sguardo d’ordinanza un po’ così di quei giorni un po’ così. Perché Robin Hood ne ha fatti fuori due, non uno. Prima ha conficcato la freccia nel petto giovane e speranzoso di Mauro Nespoli (103 a 99) quindi, nei sedicesimi, ha trafitto il cuore olimpico del nostro Marco Galiazzo (109 a 101). E con lui un po’ tutti noi. Giusto per non farci mancare nulla, più tardi uguale sorte, ma da altra mano, è toccata al veterano Ilario Di Buò (sconfitto nei supplementari) da tale Victor Wunderle.

«E adesso vado via, altro non posso fare, tanto più che ho davvero tanta voglia di tornare in Italia» dice con il solito tono pacioso e sereno l’ex eroe di Atene. «In fondo ho comunque conquistato un argento a squadre, non è che torno senza medaglia». Vero, ma vero anche che la pattuglia azzurra dava per scontata almeno la finale. «Ci contavo anche io, ma sono successe cose strane. No, nulla di irregolare, ci mancherebbe, però abbiamo notato che tutte le volte che andavamo a tirare in quel campo, il numero due, non il principale dove abbiamo vinto l’argento, ecco, eravamo meno precisi. Ci è capitato anche durante le competizioni preolimpiche». Marco non è uno che accampa scuse, tutt’altro, è uno che se non è sicuro di quel che dice nemmeno parla. «Penso sia colpa del vento: nel campo di tiro centrale ci sono tribune ovunque, mentre nel secondo dominano gli spazi aperti che provocano movimenti dell’aria improvvisi. Hanno messo una barriera artificiale per bloccare possibili folate, ma non è certo alta otto metri come una tribuna».

Non si capacita Galiazzo. «E dire che quando andavo in mira mi sembrava di essere messo bene, di aver fatto come si deve, poi lasciavo la freccia e mi accorgevo che qualcosa non andava per il verso giusto...

Forse mi ha innervosito anche il poco tempo per riposarsi tra una sessione e l’altra. Di solito ce ne danno di più... Che cosa dico ai tifosi che speravano nel loro Robin Hood? Dico che Robin ha sbagliato ma che una medaglietta l’ha comunque portata a casa».

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