Nuovo altolà per il Campidoglio sullo sgombero di Casapound. Stavolta, però, lo stop non arriva dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che in più di un’occasione aveva sottolineato come un blitz nell’immobile occupato dal 2003 non fosse nella lista delle priorità, ma direttamente dal capo di gabinetto del ministero dell’Economia.
Proprio al Mef, infatti, la sindaca di Roma, Virginia Raggi, si era rivolta, incalzata dai consiglieri pentastellati e democratici, per chiedere di liberare il palazzo di via Napoleone III, che ospita diverse famiglie italiane nel rione Esquilino. Dopo aver sollecitato l’agenzia del Demanio, proprietaria dello stabile, e la prefettura, la prima cittadina aveva bussato agli uffici di via XX Settembre per ottenere lo sgombero della struttura.
Ma anche per il ministero dell’Economia, da cui dipende il Demanio, un intervento nella sede di Casapound non rappresenta una priorità. “Non è a rischio crollo” e “non presenta particolari problemi sotto il profilo igienico”, riporta Repubblica citando il testo della risposta arrivata a Palazzo Senatorio. Una replica in linea con quelle del capo del Viminale e della prefettura, che, per ora, sembra chiudere le porte allo sfratto dei “fascisti del terzo millennio”.
Nelle scorse settimane proprio alcune decine di militanti di Casapound avevano protestato in piazza del Campidoglio contro la mozione approvata in Assemblea Capitolina in cui veniva chiesto alla sindaca di prendere provvedimenti per sgomberare urgentemente il palazzo occupato.
“Se sarà trovata una soluzione dignitosa per queste famiglie noi saremo disposti ad andare via, perché lì non c'è una sede politica, ma 18 famiglie in emergenza abitativa”, aveva detto Luca Marsella, consigliere di Casapound nel X municipio. "Ci auguriamo che lascino al più presto l'immobile di via Napoleone III, che occupano abusivamente", avevano replicato dal M5S Roma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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