Roma, sì del Campidoglio allo sgombero di Casapound

L'Assemblea capitolina ha approvato la mozione del Pd che chiede "lo sgombero immediato di Casapound". Sì dei Dem e del Movimento 5 Stelle, contrari Lega e Fratelli d'Italia. Di Stefano: "La mozione? È la solita polpetta avvelenata per Salvini"

Roma, sì del Campidoglio allo sgombero di Casapound

C’è l’ok dell’Assemblea capitolina alla mozione presentata dal consigliere del Pd Giovanni Zannola per chiedere “lo sgombero immediato" di Casapound. Il provvedimento è stato approvato con un’insolita alleanza fra Dem e pentastellati, ed esorta la sindaca, Virginia Raggi, a fare pressioni su Viminale, Questura e Prefettura per liberare l’immobile occupato di via Napoleone III, che dal dicembre del 2003 ospita la sede del movimento politico di estrema destra.

Pd e grillini chiedono che lo stabile venga riqualificato attraverso “un percorso di confronto con la cittadinanza e le istituzioni territoriali", attraverso il quale "deciderne l'utilizzo futuro”. “In questi mesi si è usato il pugno duro sul tema degli sgomberi, noi chiediamo alla Giunta di fare altrettanto con un edificio di pregio al centro di Roma occupato ormai dal 2003, dove non si sa bene cosa accade dentro se non che si costruisce un odio profondo, e messaggi negativi in città”, ha argomentato il firmatario della mozione, Giovanni Zannola. “È l'occasione per l'amministrazione di ribadire di assumere la legalità come principio cardine non solo nel disagio delle periferie, ma anche al centro di Roma di fronte a un movimento fascista che genera solo odio”, ha attaccato il consigliere dem.

"Voteremo sì non perché ci mettiamo dentro la diatriba tra rossi e neri”, ha messo le mani avanti il consigliere grillino, Francesco Ardu, ma perché, ha aggiunto, la mozione è “coerente con le nostre linee politiche”. Qualche mese fa era stato anche il vice-capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, Francesco Silvestri, a chiedere lo sgombero dello stabile. Ma il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, aveva lasciato intendere come un'operazione di questo tipo non fosse prioritaria.

Contro la mozione si sono schierati i consiglieri di Lega e Fratelli d’Italia. Maurizio Politi, di Noi con Salvini, ha difeso la legittimità politica del movimento. “Accolgono le famiglie con la stessa modalità del Baobab, CasaPound accoglie solo italiani mentre il Baobab solo stranieri”, ha commentato l’esponente leghista, ricordando che “l'immobile di via Napoleone III non è del Comune di Roma” e che “quindi la ratio di questa mozione è esclusivamente politica”. “Se c'è l'intenzione di lavorare seriamente, sgomberiamo tutti gli stabili occupati della città, secondo le priorità indicate dalla Prefettura”, ha chiesto Politi.

Non si è fatta attendere la replica del segretario nazionale di Casapound, Simone Di Stefano, che ha minacciato di querelare gli autori della mozione perché, ha spiegato, "non esiste nessuna sede di partito in Via Napoleone III". "Il Comune non è il proprietario, quindi non ha nessun potere di richiedere indietro lo stabile", ha poi chiarito Di Stefano ricordando come "una delibera di Veltroni obblighi in ogni caso il Comune di Roma a fornire 18 alloggi di edilizia residenziale pubblica alle famiglie occupanti, prima di eseguire qualsiasi sgombero". All’interno dell’immobile, di proprietà del demanio, vivono attualmente altrettante famiglie italiane.

"A Roma ci sono decine e decine di palazzi occupati da prima di CasaPound, ma nessuno se ne occupa essendo occupati principalmente da immigrati o da organizzazioni di estrema sinistra", accusa il leader del partito

di estrema destra, che ha definito l'operazione una "polpetta avvelenata per Matteo Salvini". "Non siamo alleati di Salvini dal 2015 - ha concluso Di Stefano- quindi il ministro è libero di comportarsi come meglio crede".

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