Rosarno, ora l'Egitto ritratta: "Non c'è stato alcun malinteso"

Il ministro degli esteri egiziano nega lo scontro col Belpaese dopo i fatti di Rosarno: "Tra Egitto e Italia vi è sempre un dialogo. Ci siamo parlati francamente, queste vicende non influenzano i nostri rapporti"

Rosarno, ora l'Egitto ritratta:  
"Non c'è stato alcun malinteso"

Il Cairo - "Non credo vi sia stato un malinteso ma una nuvola d’estate". Così il ministro degli esteri egiziano Ahmed Abul Gheit ha risposto, nella conferenza stampa congiunta con il suo omologo Franco Frattini seguita all’incontro di stamani, ad una domanda sulle dichiarazioni del capo della diplomazia italiana dopo la strage dei cristiani nell’Alto Egitto e quelle del ministero del Ciro dopo i fatti di Rosarno. "Tra Egitto e Italia vi è sempre un dialogo - ha proseguito Gheit - ci siamo parlati francamente e pensiamo che queste vicende non devono influenzare i nostri rapporti".

Nessuna incomprensione con l'Italia Nessuna incomprensione tra Italia ed Egitto dopo il botta e risposta diplomatico seguito alla strage dei cristiani copti nel sud dell’Egitto e alle violenze di Rosarno. Al Cairo nel sesto giorno della sua missione in Africa il ministro degli Esteri Franco Frattini ha incontrato il suo omologo Abul Gheit e entrambi hanno confermato "i saldi rapporti di amicizia" che legano i due Paesi. "Non credo affatto che ci sia stata dal parte del ministero degli Esteri egiziano una condanna o una riprovazione verso il comportamento italiano", ha spiegato il capo della diplomazia italiana durante un punto stampa congiunto con Gheit. E ha continuato: "non è stato difficile affrontare questi argomenti per i legami che uniscono i nostri popoli e i nostri Paesi. L’Italia ha apprezzato la reazione delle autorità egiziane, che è stata immediata dopo la strage di Nagaa Hammadi ed ha portato all’arresto di alcuni dei presunti responsabili".

Frattini ha quindi ricordato l’importanza delle parole di molte autorità religiose in Egitto come le ultime pronunciate dal grande Imam di Alazar, Tantawi, per il quale "tutti i credenti sono uguali e tutti i credenti devono poter esprimere la propria religione".

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