Non conosco la ragione per la quale il presidente Prodi ha tirato fuori la questione elettorale preannunziando che probabilmente arriverà in Parlamento dopo la Finanziaria. Sono però convinto che il sistema elettorale nazionale con cui si andrà a votare in un qualsiasi momento nel futuro è decisivo per il funzionamento della democrazia e il buon rapporto tra cittadini e istituzioni.
Non ho mai nascosto il mio profondo dissenso dal sistema voluto dalla Casa delle libertà, ed ora definito «una porcata» da uno dei suoi artefici. Molteplici e gravi ne sono i difetti: l'incentivo alla frammentazione come si è constatato l'11 aprile; l'impossibilità per gli elettori di scegliere i propri rappresentanti anche nell'ambito del proprio partito; il potere esorbitante delle oligarchie partitiche; e l'assurdità del sistema del Senato con i premi di maggioranza regionali che hanno dato il risultato che è davanti a tutti.
Si dirà che chi detiene il potere si fa le leggi elettorali che più gli convengono. È vero: ma se stiamo ai fatti si comprende che con questa «legge-porcata» è stata proprio la Casa delle libertà a darsi la zappa sui piedi perché in assenza di una effettiva soglia di sbarramento ha accelerato il movimento centrifugo delle diverse componenti verso la disgregazione della coalizione. Berlusconi dovrebbe pertanto riflettere sul fatto che la coalizione di centrodestra nell'ambito del bipolarismo e la sua stessa leadership si sono potute sviluppare in un sistema maggioritario che costringeva alla coesione con le candidature uniche nei collegi e l'obbligo di scegliere da una parte o dall'altra, indipendentemente dalle differenziazioni interne alle coalizioni.
Che fare oggi? A me pare che non bisognerebbe ricominciare con la corsa alle furbizie e i tormentoni tecnici sui sistemi elettorali perché quando tutte le forze politiche si muovono secondo le loro esigenze di corto respiro, le diverse spinte machiavelliche si compongono e non si sa mai quel che ne viene fuori. Salvo a produrre il logoramento del sistema democratico con danni per tutti. Le forze più responsabili della Casa delle libertà dovrebbero inoltre riflettere sul fatto che la legge elettorale potrebbe essere il terreno adatto per un dialogo costruttivo tra governo e opposizione quale banco di prova per soluzioni condivise nell'interesse nazionale.
Quali sono gli obiettivi che, per me, dovrebbero ispirare un nuovo sistema elettorale? Preferisco parlare di obiettivi e non di soluzioni perché di queste, come è noto, ve ne possono essere svariate che producono gli stessi effetti. Nell'attuale fase politica, dopo una diecina di anni di sperimentazioni di un bipolarismo peraltro imperfetto, il sistema elettorale dovrebbe tendere: a) a rafforzare il sistema bipolare spingendo per quanto è possibile alla formazione di due coalizioni coese in modo tale da avere una maggioranza e una opposizione stabili; b) a ridurre la frammentazione che è arrivata a un livello insostenibile nell'immagine popolare ed a costi finanziari sempre più alti; c) a favorire l'enucleazione di leader unici degli schieramenti quali candidati alla direzione dell'esecutivo. Le democrazie moderne hanno bisogno di leadership chiare ed efficaci senza troppe ed estenuanti mediazioni tra gruppi e gruppetti, leader e leaderini; d) a far prevalere l'esigenza della governabilità su quella della rappresentatività; e) ad apparire a tutti gli elettori come un meccanismo chiaro e comprensibile; infine f) a contenere i costi della politica ancorando il denaro pubblico agli effettivi rimborsi spese elettorali e mettendo fine a quella indiscriminata distribuzione di denaro oggi in uso in tutti i settori politici.
Utopia? Buoni propositi di intellettuali astratti? Ingenuità politica? Non credo. L'opinione pubblica italiana è avvertita e sa bene quali valori premiare e quali soluzioni punire nella scelta dei propri rappresentanti.
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