Russo scopre la dura reality della boxe Cammarelle e Valentino sogni d’oro

Si è perso sul più bello. Ci siamo persi il più mattacchione. Per i campioni ripassare. Clemente Russo ha scoperto quanto è brutto il (la) reality della boxe, pareva che questi mondiali fossero cosa sua ed invece saranno cosa loro. S’intenda Cammarelle e Valentino, qualche cubano di successo, i soliti russi, certi ucraini che, dove mettono pugno, fanno male. Ne sa qualcosa Erislandy Savon Cotilla, cubano dal nome nobile, discendente (ma proprio lontano) di Felix campione senza confini: gli è bastato incrociare Roman Kapitonenko, appunto ucraino di bandiera e di corazza, ed è stato rimandato a casa, dominato (17-6). Meglio per Cammarelle, che non se lo troverà fra i piedi dopo aver respinto al mittente Kubrat Pulev, quel bulgaro dai modi rozzi e poco gentleman che gli ha lasciato in ricordo un ematoma sotto l’occhio sinistro. Ma il nostro gigantone dei supermassimi è molto peggio, cubano d’Italia che mette tutti in riga: 12-6 lo score, è partito con il brivido (0-2), poi dominato le prime due riprese, usando il sinistro chirurgico, fino ad entrare in sofferenza per la testata ricevuta. Ora sotto con la semifinale di domani, tocca al bielorusso Zuye (11-2 al russo Sergeev). Finisce ai quarti il cammino di Vincenzo Picardi battuto dal mongolo Nyambayar (12-7): ha illuso nella prima ripresa (vinta 3-1), poi è affondato nel secondo e nel terzo round.
Già, e il cubano di Marcianise, al secolo Domenico Valentino? Ha mantenuto le promesse e ci ha spiegato che il cubano di Marcianise è più bravo del cubano vero. Idel Torrente se n’è tornato a casa, un po’ rintronato dalla bella boxe del peso leggero azzurro (10-5). Torrente era testa di serie, ma Valentino l’aveva giurata: a lui e ai cubani, nel ricordo di quello che l’anno scorso lo cacciò dai Giochi di Pechino. L’azzurro si è scatenato nel 2° round, con il meglio del repertorio fatto di colpi da pugile professionista. Ma con queste patetiche macchinette non sai mai se vince la boxe.
Valentino aveva tutta una claque, Forum dal tifo effervescente. Buon per l’Italia della boxe, anche se quella sceneggiata finale, carponi sul ring con la gamba alzata, poteva risparmiarsela. Il cubano non ha gradito, la boxe insegna altro aplomb. «È stata la primo mossa che mi è venuta in mente per le botte che gli avevo dato». Domani se la vedrà con il georgiano Pkhakadze, attento a non pagare tutto.
Dici Marcianise e ripensi al grande assente: Tatanka starà sulle tribune anziché sul ring. Quel gigante russo, Egor Mekhontsev, dai colpi precisi e la boxe attenta gli ha suonato una brutta campana e posto un difficile interrogativo: dove andare? Che fare? Il ring non è un reality, perdere brucia molto di più. E senza il ring Russo torna ad essere un simpatico mattacchione di provincia, non l’uomo cercato da Don King e dalla Tv.

Ma il suo addio fa molto male: dietro ai magnifici quattro del mondiale c’è poco. Parola di Damiani: «C’è quasi niente, chi era qui ha dato il massimo. Difficile scovare campioni dopo le olimpiadi di Londra». Un po’ di buio, in attesa di qualche lampo. Preferibilmente d’oro.

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