Rutelli fa l’agente di Fassino: merita un buon posto

nostro inviato a Bologna

Fantastico Francesco Rutelli. L’uomo meno puntuale della politica italiana riesce ad arrivare in ritardo - mezz’ora - perfino alla Festa nazionale dell’Unità in una serata dove non si poteva sgarrare, perché trasmessa in diretta con il satellite. Forse per farsi perdonare, il leader della Margherita inizia spezzando una lancia a favore di Piero Fassino che, come lui, sarà disoccupato a partire dal 14 ottobre per via delle primarie. E così, interrogato dal direttore del Corriere della sera Paolo Mieli, Rutelli spiega: «Bisognerà porsi il problema di Piero Fassino, una delle grandi personalità dell’Ulivo, che si è speso per questo progetto con grande generosità». Mieli chiedeva quali fossero le possibilità di un rimpasto, Rutelli getta lì questa frase sibillina, aggiunge che vuole la riduzione di ministri, parlamentari, consiglieri regionali, eletti di ogni sorta, ma quando il direttore del Corriere lo incalza («mi dica se se ne è discusso»), glissa.
Aveva glissato anche sulla prima domanda, quella sul governo che ogni giorno ha «la sua nota dolente» e quindi sul no della Fiom al patto sul Welfare. Parla di qualunque cosa, crescita economica, pensioni, ammortizzatori sociali, e poi, dopo questo interminabile monologo, si ricorda della domanda: «Quanto alla Fiom...». Sulla rivolta della Cgil Rutelli inserisce in realtà una critica alla sinistra radicale: «Sbagliano i partiti che entrano in Parlamento con la linea: “Difendo la linea della Fiom”». Che poi, alla fine: «Questo no è un fatto certamente significativo, ne abbiamo visti molte di simili in questi anni, ne vedremo sicuramente degli altri».
Ma il bello, il nuovo Rutelli legge-e-ordine, arriva proprio a metà dell’intervista quando lancia le sue ultime proposte in materia di sicurezza: «Io appoggio con convinzione e passione la candidatura di Veltroni e sono d’accordo con lui quando dice che la sicurezza è un tema che deve appartenere a noi». E poi mette sul piatto le sue due idee. La prima, l’equiparazione penale fra i minorenni che si macchiano di reati gravi e gli adulti, e lui la spiega così: «Abbiamo dato la possibilità di votare a 16 anni ai ragazzi che vogliono partecipare alle nostre primarie per la scelta del leader del Partito democratico, ma allora, se possiamo dare ai ragazzi questa responsabilità, è anche giusto che un minorenne, se si macchia di un reato gravissimo, debba rispondere con severità. È giusto!». La platea, forse perché ha ancora una forte componente diessina, forse perché in Emilia Romagna un ritardo è un mezzo crimine, resta un po’ interdetta. E allora Rutelli prosegue con l’esempio-choc che si è preparato: «Se la camorra assolda un killer di 16 anni proprio perché vuole approfittare della sua giovane età, è giusto processarlo come gli altri se diventa un assassino? Io penso di sì». E poi, con un sorriso, Rutelli mette sul piatto la sua seconda idea: «Credo che sia ora di costituire una banca del Dna che permetta di identificare subito i responsabili di un crimine». Assicura Rutelli: «Esiste in tutti i Paesi europei, ma non da noi». Nessuno applaude.

E forse, per questo, Rutelli prova ancora a rassicurare: «Certo, bisognerebbe assicurare la privacy di tutti i cittadini». La platea resta fredda, Mieli è quasi impassibile, il popolo della Festa dell’Unità lo ascolta disciplinato, ma si vede che non lo ama.

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