Salta ancora la raccolta: i camion rischiano la multa

Mentre gli amministratori campani discettano sulla «provincializzazione» della monnezza e la magistratura inquirente indaga i sindaci del Napoletano in carica all’epoca dell’emergenza 2008, alle falde del Vesuvio va in scena l’ennesima puntata dell’emergenza 2010, che sembra avviata verso la conclusione. La spazzatura in strada, infatti, diminuisce. Ma lentamente, causa «problemi con i tagliandi dell’assicurazione». Ieri erano 1.370, contro le oltre 2.000 dei giorni scorsi. Che poi, chiusa l’ultima emergenza, si proceda a tappe forzate verso la normalità invocata dal presidente della Regione, Stefano Caldoro, resta da vedere.
«Termovalorizzatori, discariche e impianti intermedi vanno realizzati nei territori, discutendo con i cittadini e facendo comprendere che quello dei rifiuti è un problema che appartiene alle comunità locali e che devono riuscire a risolvere», dice Caldoro al termine del cosiddetto tavolo tecnico sui rifiuti che ha visto impegnati fra gli altri i cinque presidenti delle Province e il sindaco di Napoli. Ciascuno con le sue ragioni. Salerno rende noto di aver pubblicato il 4 novembre il bando per il nuovo termovalorizzatore; Caserta annuncia che entro l’anno metterà in funzione due nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti umidi; Avellino dichiara la disponibilità ad accogliere un po’ di spazzatura napoletana ma chiede di non cambiare la legge regionale, che vieta (insomma, vieterebbe) l’esportazione di immondizia da provincia a provincia; e Benevento batte cassa perché gestisce il doppio della monnezza che produce.
Si diceva della spazzatura ancora in strada. Ieri da mettere sui camion ne restavano 1.370, ha detto l’assessore all’Igiene, Paolo Giacomelli. Ne sono state tolte di mezzo quindi 1.700, «il massimo che siamo in grado di raccogliere». Nella notte tra domenica e lunedì, fa sapere Giacomelli, la raccolta è saltata. «Ci sono stati problemi con i tagliandi delle assicurazioni - ha spiegato - e gli autisti dei mezzi di Enerambiente sono usciti, ma poi sono rientrati subito per evitare di incorrere in sanzioni».
Nel frattempo il Tar del Lazio ha riportato in vita l’Osservatorio nazionale sui rifiuti, azzerato nel 2009 con un decreto che aveva disposto la cessazione dell’incarico dei componenti senza nominare i sostituti. Non è detto che sia una buona notizia. E sicuramente non lo è per chi pensa che gli organismi di quel genere è meglio perderli che trovarli.


Ma forse per vincere l’eterna e complicata guerra della monnezza napoletana può servire anche il contributo dei tecnici, degli addetti ai lavori che operano nel resto d’Italia. Ieri l’assessore Giacomelli ha ipotizzato che una parte di spazzatura, «il terriccio che non puzza», possa essere messa nelle cavità del sottosuolo di Napoli...

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