Quasi mille batteri scoperti nei ghiacchi del Tibet: cosa può succedere

Lo scioglimento dei ghiacciai in Tibet ha portato alla luce centinaia di nuovi batteri intrappolati per anni all'interno del ghiaccio: ecco la scoperta e quali potrebbero essere le conseguenze

Quasi mille batteri scoperti nei ghiacchi del Tibet: cosa può succedere

L'attualità ci consegna tragedie dovute allo scioglimento dei ghiacciai a causa del caldo record che stiamo registrando quest'anno ma con un riscaldamento globale conclamato che dura ormai da parecchio tempo. Se per gli scalatori e gli appassionati della montagna le contromisure ci sono, discorso diverso e molto più complicato se da questi ghiacci spuntassero batteri sconosciuti e mai visti prima. L'allarme arriva dal Tibet dove alcuni scienziati avrebbero trovato quasi mille specie batteri dopo aver prelevato alcuni campioni dal ghiaccio tibetano anch'esso in fase di scioglimento.

La scoperta

La maggior parte di quei microrganismi, sopravvissuti perché rimasti congelati, sono diversi da tutti i microrganismi che sono stati catalogati fino ad oggi. I ricercatori hanno analizzato il contenuto delle "carote di ghiaccio" prelevate: si tratta di vari strati che si accumulano ogni anno ed intrappolano qualsiasi cosa si trovi intorno a loro nel momento del congelamento, in questo caso anche virus e microbi. La ricerca è stata pubblicata su Nature Biotechnology dal titolo Anche i ghiacciai hanno un microbioma, inclusi batteri unici. Cosa potrebbe succedere all'umanità se, nel corso degli anni, questi microrganismi iniziassero a circolare? "Sappiamo molto poco di virus e microbi in questi ambienti estremi e di cosa c'è effettivamente", afferma a Forbes Lonnie Thompson, un glaciologo coinvolto nella ricerca. "La documentazione e la comprensione di ciò è estremamente importante: come rispondono batteri e virus ai cambiamenti climatici?"

Quali sono i rischi

Dal momento che i ghiacciai di tutto il mondo si stanno sciogliendo a un ritmo molto più veloce del previsto, secondo gli esperti i microbi contenuti in essi potrebbero viaggiare con l'acqua di disgelo riversandosi su fiumi e torrenti e raggiungere aree popolate. Da qui, i batteri potrebbero infettare la vegetazione, gli animali e le persone. Chiaramente, questa è la visione peggiore possibile, la più pessimistica, ma è una possibilità che non va presa sottogamba dopo l'esperienza che abbiamo avuto con il Covid-19. "I ghiacciai del Tibet alimentano diversi fiumi che portano a regioni densamente popolate della Cina e dell'India. Poiché alcuni batteri e virus sono molto antichi - alcuni hanno più di 15mila anni - gli organismi moderni potrebbero non avere l'immunità a questi microrganismi", spiegano gli esperti a Nature.

La scoperta di vaiolo e influenza

Come detto, nel peggiore dei casi l'acqua del disgelo sarebbe in grado di rilasciare agenti patogeni potenzialmente infettivi. Come ricorda la rivista americana, alcuni scienziati hanno ritrovato i virus del vaiolo della spagnola ancora intatti su campioni di tessuto congelati da 100 anni. Sarebbe questo il motivo alla base di un focolaio di antrace che cinque anni fa ha colpito la Siberia: un agente patogeno si sarebbe "liberato" dai ghiacci dopo un'eccezionale ondata di caldo infettando la popolazione. "A questo punto si confrontano le sequenze rinvenute con quelle già depositate in specifiche banche dati: alcune saranno già state trovate in precedenza, altre magari no", afferma a laRepubblica Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia.

L'importanza della prevenzione

Come detto, sarebbero quasi un migliaio le specie genomiche nuove che non sono contenute in nessuna delle banche dati. "Fino a non molto tempo fa si riteneva che i ghiacciai fossero ambienti inospitali per la vita. In realtà, ospitano una biodiversità molto più elevata di quanto ci si potrebbe aspettare", ha aggiunto Roberto Ambrosini, professore di Ecologia all'Università di Milano. Lo studio effettuato in Tibet, quindi, ci espone a rischi sconosciuti ma per i quali dobbiamo fare attenzione da subito a causa del riscaldamento globale e della pandemia in corso da oltre due anni e mezzo.

"Effettivamente, il riscaldamento globale moltiplica le probabilità di contatto con microrganismi del tutto sconosciuti, alcuni dei quali potrebbero rivelarsi patogeni", aggiunge Maga, anche se "è improbabile che quelli più antichi, intrappolati in profondità nel ghiaccio, possano costituire un pericolo. Sono infatti pochissimi i microrganismi in grado di sopravvivere per migliaia di anni. Inoltre, qualora non avessero mai incontrato l'uomo moderno, sarà per loro più difficile infettarlo", conclude.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica