Se la diagnosi diventa un eccesso

Il 50% degli esami radiologici non è necessario, implica rischi e spese inutili

Luigi CucchiEccesso di diagnosi. La ricerca spasmodica di un risultato clinico alimentata dall'ansia altera il rapporto medico-paziente che deve essere impostato sulla fiducia nei confronti del professionista e non sul suo timore di subire una denuncia. L'associazione Slow Medicine sta promuovendo un diverso rapporto tra medici e pazienti per una condivisione dei rischi della diagnosi: il medico, in tutta serenità, deve esprimere il suo giudizio clinico evidenziando al paziente le scelte compiute e condividendo le cure e gli esami da prescrivere. É un processo complesso che non può svilupparsi sotto la pressione del paziente e dei suoi parenti che desiderano una diagnosi certa ed immediata che non sempre può essere formulata. Spesso è opportuno attendere ulteriori sintomi chiarificatori. Alcuni disturbi fisici hanno origine psicosomatica o sono causati da tensioni che si accumulano all'interno del sistema famiglia. Un tempo il medico di famiglia ben conosceva la storia clinica del paziente e non aveva bisogno di eccedere negli esami. Oggi il medico è pressato dagli aspetti burocratici e non ha una conoscenza approfondita di tutti i propri pazienti. Anche per questo suggerisce una visita specialistica o il ricovero in ospedale. Secondo la Società italiana di medicina interna le visite specialistiche sono ogni anno in Italia oltre 64 milioni, per un costo di circa un miliardo di euro, il 10% non è appropriato. «Risulta eccessivo anche il ricorso alla diagnostica per immagini e alla radiologia in tutte le sue forme», denuncia Carlo Masciocchi, presidente della Società italiana di radiologia medica. «È sbagliato sottoporre i pazienti ad un numero crescente di accertamenti».Degli oltre 100 milioni di indagini radiologiche eseguite ogni anno in Italia il 30-50% sarebbe parzialmente o totalmente ingiustificato. L'eccesso di prestazioni costa allo Stato 13 miliardi di euro l'anno, che potrebbero essere ridistribuiti nel Servizio sanitario nazionale. Sulla appropriatezza degli esami diagnostici si sta discutendo vivacemente tra ministero e medici che non vogliono tagli sulla spesa per accertamenti. Ai loro sindacati è stata presentata una lista di 208 esami a rischio spreco. «Non abbiamo tagliato la Risonanza magnetica o la Tac. Vogliamo avere l'appropriatezza delle prescrizioni diagnostiche», ha spiegato il ministro Beatrice Lorenzin ricordando l'esistenza dei protocolli che precisano quando ricorrere alle prestazioni diagnostiche definite dalle società scientifiche e riviste dal Consiglio superiore di sanità.Secondo Pierluigi Marini, vicepresidente dell'Associazione dei chirurghi ospedalieri (Acoi) è urgente la necessità di un intervento legislativo per risolvere il nodo del contenzioso medico legale ed il problema della medicina difensiva, che costa allo Stato quasi 17 miliardi di euro all'anno. Una cura o un esame non motivato, anche il meno invasivo, per il paziente, è un inutile rischio per la salute. Un esame può essere dannoso. Le radiografie comportano l'esposizione a radiazioni ionizzanti, qualcosa cui non è ragionevole sottoporre l'organismo se non vi è un motivo davvero valido. Gli esami, come i farmaci. sono da evitare se non indispensabili.

Tutti gli esami possono dare esiti sbagliati. Sia perché non identificano un disturbo (falsi negativi), sia perché lo identificano quando non c'è (falsi positivi). Questo può creare una catena di conseguenze dannose: ansie, rischi e l'esplosione delle spese.

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