Salvi a Prodi: «Lascia fare al parlamento»

da Roma

Non si placa la discussione sulle intercettazioni telefoniche e, in particolare, sull’esigenza di una regolamentazione che dia alla materia una norma su cui basare i comportamenti. In proposito è intervenuto il presidente della commissione Giustizia al Senato, Cesare Salvi, che ha proposto alla maggioranza di governo, della quale fa parte nelle file dei Ds, di lasciar lavorare il Parlamento, invece di interrogarsi al proprio interno. «Ho un suggerimento al governo: perché non lasciamo lavorare il Parlamento in questa materia? La Commissione Giustizia del Senato - ha detto infatti Salvi - concluderà a settembre la sua indagine conoscitiva e inizierà l’esame delle proposte di legge già presentate da senatori di maggioranza e opposizione. Mi pare quindi inutile svolgere all’interno del governo un dibattito che dovrà comunque tenersi in Parlamento. Oltretutto è in corso una discussione sui rapporti governo-Parlamento e maggioranza-opposizione. Sarebbe molto più saggio lasciare temi non decisivi per l’indirizzo governativo, alla normale dialettica parlamentare».
Gli fa eco l’ex pm di Mani pulite, Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei valori: «Ho proposto alcuni emendamenti correttivi e di sistema, i nostri uffici li stanno approfondendo con gli altri ministeri». Di Pietro non molla sul decreto sulle intercettazioni che oggi potrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri.

«Credo debba esserci un momento di sintesi delle varie proposte, e credo che la sintesi si possa e si debba trovare. Sono due le esigenze da tenere presente: tutelare la privacy e assicurare la funzionalità della giustizia con strumenti e mezzi idonei, come le intercettazioni».

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