San Giacomo, il grande errore

Ormai ne sono convinti quasi tutti: chiudere il San Giacomo fu un errore. Uno dei tanti della amministrazione Marrazzo, naufragata per uno scandalo a sfondo sessuale qualche giorno fa, ma la cui gestione sanitaria è stata certo colpa più grave che una serata con un trans. E ieri, a un anno esatto dalla chiusura di quello che era l’ospedale del centro storico, cittadini, commercianti e residenti della zona hanno organizzato un sit-in per chiedere la riapertura del nosocomio di via del Corso, chiuso per effetto del piano di rientro della Regione Lazio. Alcune decine di manifestanti hanno bussato ripetutamente sul portone dell’ospedale in via Canova, senza riuscire ad entrare nell’ospedale, vigilato all’interno da una guardia giurata. Volevano entrare per monitorare se i macchinari sanitari ancora presenti all’interno della struttura vengano ancora conservati in buono stato.
«San Giacomo riaperto subito», uno degli striscioni esposti dai manifestanti, tra i quali c’era anche il senatore Stefano Pedica dell’Italia dei Valori, forza questa che fa parte della maggioranza «fantasma»: «Credo che il San Giacomo - spiega Pedica - possa essere riaperto nel giro di una settimana. La politica vuole uccidere il malato, all’interno di questo ospedale c’è una struttura che volendo è già operativa. Volevamo che fosse il primo giorno della riapertura, invece continua ad essere l’anniversario del primo anno della chiusura». Altro manifestante l’erede del cardinal Salviati, Oliva, secondo cui, «il San Giacomo è ricchissimo, era un ospedale nuovo con reparti di eccellenza che non serviva solo il centro ma tutta la zona Nord di Roma. A un anno dalla chiusura non ci fanno entrare nemmeno per vedere in che stato è ridotto».
Nel corso della protesta tra i manifestanti è emersa anche la proposta di costituire una lista civica basata sui temi della sanità da presentare alle prossime elezioni regionali. Al termine del presidio Pedica ha annunciato che sono state aperte le procedure per poter «accedere all’ospedale tra due settimane, faremo un sopralluogo all’intero della struttura per verificare lo stato dei macchinari».
Solidarietà ai manifestanti è stata espressa dal consigliere comunale del Pdl e membro della commissione Politiche sanitarie Federico Rocca: «Sono vicino a tutti i residenti e commercianti del centro storico che in questi giorni sono tornati a protestare per chiedere la riapertura dell’ospedale San Giacomo. È noto a tutti che la posizione del Pdl è sempre stata contraria alla chiusura di questa importatissima struttura sanitaria ma la maggioranza guidata dall’ex presidente Piero Marrazzo non ha voluto sentire ragioni e ha adottato il provvedimento di chiusura, salvo poi ripensarci un mese fa a danni fatti per meri fini elettorali». «Mi auguro - aggiunge Rocca - che il San Giacomo riapra al più presto le sue attività ma purtroppo a oggi non c’è un governo regionale in grado di farlo, quindi credo che le dimissioni di Marrazzo peseranno anche sulla futura riapertura che rischia di slittare a dopo le regionali ossia quando ci sarà qualcuno che avrà i poteri per avviare le necessarie procedure». «Ora - fa notare Rocca riferendosi alla presenza alla manifestazione di Pedica dell’Idv - è fin troppo comodo protestare, fare sit in e chiedere quello che nessuno in questo istante può garantire anche perché la situazione è colpa della loro maggioranza con la quale si presenteranno anche alle prossime elezioni regionali.

Dobbiamo dire basta a queste prese in giro nei confronti dei cittadini, basta con queste posizioni di comodo e poco chiare solo perché tra cinque mesi voterà, poiché non si può essere maggioranza e opposizione al tempo stesso e l’Italia dei Valori è parte integrante della maggioranza di centrosinistra che ha deciso di chiudere il San Giacomo».

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