Via San Vincenzo perde un pezzo della sua storia: dopo un secolo chiude «Casaccia corami e pellami»

Un altro negozio storico di via San Vincenzo chiude i battenti. In questi ultimi anni abbiamo visto scomparire la celebre cantina di Dressler, il ferramenta Rinesi per citare solo due casi. Ora abbasserà definitivamente la saracinesca anche «Casaccia, Corami e pellami».
La moderna insegna recita «cuoio e pellami» ma sino a pochi anni fa resisteva l'antica indicazione con il termine, un po' desueto, di «corami» ad indicare appunto il cuoiame, gli oggetti lavorati in cuoio, il latino «corium». Lo gestisce la signora Gianna Casaccia, che, assieme al fratello, subentrò al padre nel 1978 alla sua scomparsa, ma il negozio ebbe le sue origini tra la fine dell'ottocento ed i primi anni del secolo scorso.
Ricorda infatti che qualche decina di anni fa, veniva spesso da lei a fare acquisti un vecchietto che ogni volta ricordava sempre con nostalgia come in quel negozio egli venisse già nel 1901, quando aveva pochi anni d'età, assieme alla madre. Il padre della signora Gianna rilevò il negozio nel 1924 e lo condusse per oltre cinquant'anni, in quella via San Vincenzo che allora era quasi un paese: ci si conosceva, negozianti e clienti, c'era amicizia e collaborazione. Ricorda, la signora Gianna, che, rigorosamente tutti i venerdì, suo padre ed un gruppo di negozianti della zona si ritrovavano dal «Cucciolo», allora un celebre ristorante di Orti Sauli, per mangiare lo stoccafisso. Oggi, nonostante la pedonalizzazione, non è più la strada di una volta: le aperture e le chiusure dei negozi si succedono a ritmo impressionante, non ci si conosce, la gente va sempre di fretta.
Nel suo negozio, in un organizzato disordine, si trova di tutto: dalla cintura in cuoio, ai tacchi per scarpe, dai barattoli di colla per calzolai, alle stringhe per ogni tipo di scarpa. Anche oggetti curiosi, come quel «calzastivali per gerarchi» che ci mostra la signora Gianna, in legno, molto in voga nel celebre Ventennio. Una ventina di anni fa finì pure su «Epoca».

La clientela era ed è vastissima.
La signora chiude, con un po' di nostalgia, vuole dedicarsi ai nipotini. Non subentra nessuno. Dice: «Se dovessi passare qui davanti sarei tentata ad entrare, magari troverei qualcosa da ridire».

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