Sanità in ginocchio: per un ecodoppler 397 giorni d’attesa

Cambiano i manager delle Asl e i vertici della Pisana. Si tagliano nastri nei reparti o si sopprimono posti letto. L’unica cosa che non muta mai nella sanità laziale sono i tempi d’attesa biblici per essere sottoposti a una visita o un esame diagnostico. Una malattia da cui è affetto da tempo il sistema sanitario regionale, per la quale non si riesce a trovare cura.
Nell’ottobre 2006 l’allora assessore alla Sanità Augusto Battaglia firmò con le organizzazioni sindacali un verbale che mirava a contenere le liste di attesa nell’ambito dei 30 giorni per le visite specialistiche e sessanta per le prestazioni diagnostiche.
Il miracolo sarebbe dovuti avvenire attraverso la messa in rete di tutte le strutture sanitarie pubbliche per permettere ai cittadini di consultare personalmente i tempi, con l’assegnazione alle Asl di 35 milioni di euro complessivi per l’acquisto delle attrezzature e ponendo un limite massimo ai tempi di prenotazione, oltre il quale le aziende avrebbero dovuto garantire le prestazione mediante il ricorso a tutti gli strumenti previsti dalla normativa contrattuale e, in ultima analisi, all’acquisto da privati. Ma è stato inutile.
«A due mesi di distanza dalla nostra indagine di ottobre relativa alle attese per alcuni esami diagnostici strumentali che riteniamo essere tra i più richiesti - denuncia il dirigente regionale Ugl Sanità Pietro Bardoscia - nulla è mutato, anzi il quadro è peggiorato. Questa volta abbiamo concentrato la ricerca soprattutto sulle risonanze magnetiche e su alcuni esami legati alla cardiologia e chirurgia vascolare, estendendola a tutte le strutture sanitarie della regione».
I risultati sono di quelli che fanno accapponare la pelle. Qualche esempio? Le risonanze magnetiche, per le quali è stata recentemente introdotta una quota fissa di 15 euro a carico dei cittadini per ogni impegnativa, che va ad aggiungersi ai 36.15 euro del ticket. Due mesi fa per effettuare una rm della colonna, senza e con contrasto, occorreva aspettare anche 226 giorni al Policlinico Tor Vergata. Oggi, invece, le attese vanno dai 238 giorni del Cto Andrea Alesini ai 242 giorni dell’ospedale di Frosinone. Per la rmn dell’addome superiore totale a ottobre ci volevano 170 giorni al San Camillo/Forlanini. Ora un cittadino deve pazientare 180 giorni Sant’Andrea e 240 al nosocomio Belcolle di Viterbo.
Non va meglio per chi deve fare accertamenti legati alla cardiologia o alla chirurgia vascolare. «Per un’eco(color)dopplergrafia degli arti superiori o inferiori, arteriosa o venosa si va dai 120 giorni circa del Policlinico di Liegro fino ai 397 giorni dell’ospedale di Tivoli San Giovanni Evangelista - prosegue Bardoscia - mentre per un laserdopplergrafia degli arti superiori o inferiori servono 150 giorni al Santo Spirito e 240 al Sandro Pertini. Insomma dati scoraggianti a cui bisogna porre assolutamente rimedio nel prossimo Piano Regionale di Contenimento delle Liste dei tempi d’attesa, che si dovrà rivedere in questo 2010 dopo l’approvazione di quello nazionale».
«È inconcepibile questa situazione che grava sulle spalle dei malati - tuona il consigliere regionale del Pdl Tommaso Luzzi -. Sono da sempre vicino alle questioni sanitarie locali, e più volte ho denunciato il problema delle liste d’attesa.

Sarebbe opportuno che il vice presidente della giunta regionale, Esterino Montino, si occupasse dei problemi reali di una sanità regionale in ginocchio, anziché indossare la maschera di inauguration man, tagliando nastri qua e là come succede ultimamente».

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