Sant’Ambrogio era comunista. Parola di Fo

È il personaggio simbolo di Milano eppure non tutti conoscono la sua storia. Fu un uomo politico più che un uomo di chiesa, eppure tanti lo ritengono semplicemente il patrono della città. A svelare la vita dimenticata o sconosciuta di Sant’Ambrogio ci proveranno Dario Fo e Franca Rame nel duetto che debutta stasera (ore 19.30, info: 848.800.304, www.piccoloteatro.org) in prima assoluta al Teatro Strehler, «Sant'Ambrogio e l'invenzione di Milano» (in cartellone fino all'11 ottobre). In realtà si tratta di due spettacoli in uno che dovevano andare in scena separatamente e a date alterne: il primo, «Ambrosius», tratto dal libro che Fo ha scritto su Ambrogio, vescovo di Milano dal 374 dopo Cristo; l'altro, «All'improvvisa», ispirato alla storia dedicata dalla Rame alla sua famiglia di girovaghi teatranti. Poi, scrivendo i copioni, la «premiata ditta» Fo & Rame si è accorta che i due monologhi potevano fondersi in un unico, particolarissimo spettacolo, dove si intersecano epoche storiche agli antipodi e dove personaggi ed interpreti sono uniti da un comune denominatore: Milano. Quella che andrà in scena sul parquet dello Strehler sarà dunque proprio la storia a due voci della stessa città, riferimento storico, civile e sociale plurisecolare, ripercorsa anche con una scenografia che prevede grandi proiezioni di disegni e pitture (la regia multimediale è di Felice Cappa, le videoimmagini sono a cura di V-Factory) che faranno rivivere volti e angoli di una Milano che oggi sembra svanita e sepolta nell'album dei ricordi. Ma il vero protagonista sarà proprio lui, Ambrogio, arrivato dalla Gallia (membro di due importanti famiglie senatorie romane, nacque a Trier, in Germania, splendida città nell’attuale land Renania-Palatinato, dove all’epoca il padre era prefetto del Pretorio) nella seconda metà del Trecento per fare il governatore dell'Italia settentrionale e divenuto subito famoso per le sue doti diplomatiche e la sua abilità oratoria nel dirimere pacificamente i forti contrasti tra ariani e cristiani. Ambrogio era talmente saggio da essere acclamato a furor di popolo vescovo di Milano, anche se non aveva ancora ricevuto il battesimo ed era riluttante ad accettare l'incarico che gli venne affidato dall'imperatore Flavio Valentiniano.
«Ambrogio era un uomo che ha sempre avuto il coraggio di dire quello che pensava e che ad un certo punto ha attaccato i potenti del tempo e ha preso la parte dei deboli, della gente che non aveva mezzi, che non aveva autorità, dei disperati insomma, con una violenza e una decisione che non si è mai vista in nessun altro personaggio della storia», racconta Dario Fo. «Dal pulpito, per esempio, si scagliava contro i ricchi con frasi che certo non dovevano piacere ad una parte della città». Ma sul palcoscenico Sant'Ambrogio non sarà solo: «Attorno a lui ruoteranno altri nove personaggi che hanno contribuito in modo determinante alla sua formazione e alla sua missione», spiega Franca Rame, «da sua madre, la donna confidente di Ambrogio, moglie di un prefetto ucciso, all'imperatrice Giustina, una figura forte, determinata».

Ma ad intrecciarsi alla storia e all'epoca di Ambrogio vi sarà anche il racconto biografico della famiglia Fo-Rame, che aiuterà a ricostruire la vita nella Milano del dopoguerra, non soltanto teatrale ma anche culturale, civile e politica. Quasi un flash back di una città che purtroppo non c'è più.

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